“Basta con le raccolte firme in piazza Salimbeni”

di Pierluigi Piccini

È veramente incomprensibile la decisione di vietare la raccolta delle firme e dei gazebo in piazza Salimbeni proposta e ottenuta dall’assessore Tirelli. La motivazione sarebbe da trovare secondo l’assessore al turismo: “nell’ottica (terribile ndr) di una grande attenzione che vogliamo dare e dedicare a quelli che sono i luoghi più belli e più significativi della città”. Un altro spazio di Siena dopo la Lizza con la sua ruota panoramica che da “Luogo” diventa “Non-Luogo” (Marc Augé). Cioè una ulteriore ferita agli elementi fisici della socializzazione. Mi spiego meglio: questo ennesimo intervento della giunta De Mossi dimostra palesemente come proprio non si conoscono i rudimenti base di una  lettura esatta di Siena e tanto meno degli interventi utili e necessari per un corretto avvenire della città. Vittime come sono di quello che l’antropologia sociale chiama “dominio del presente”. Prendiamo tre esempi la facciata della sede del Monte dei Paschi, quella del Santa Maria della Scala e per finire quella di Palazzo Piccolomini con le relative strade o piazze. Tutte e tre le facciate si contraddistinguono per una seduta in pietra che le attraversa per tutta la loro lunghezza. Le sedute sono luoghi della socializzazione volute e finanziate a questo fine e ancora oggi così utilizzate. Chi le ha disposte, sia stato il volere di una famiglia aristocratica o il capitale legato alla cura o, ancora, il capitale finanziario, tutti hanno inteso rovesciare il rapporto fra interno ed esterno per venire incontro alla comunità a cui appartengono. Oggi viceversa la giunta con il suo assessore puntano alla privatizzazione degli spazi e non ultimo del luogo oggetto dell’intervento amministrativo. Così facendo il Comune dimostra una subordinazione incomprensibile e forse neppure richiesta a un luogo che non appartiene esclusivamente al capitale finanziario ma ai cittadini senesi. Cittadini che ne risultano di fatto estromessi. La raccolta firme non è solo quella legata al recupero delle tossicodipendenze come spesso capita di vedere, ma più di frequente è quella combinata alle competizioni elettorali o a fatti che riguardano la vita sociale della città. Come dire, momenti della partecipazione dei cittadini alla vita del proprio Comune. Quella socializzazione che trova negli elementi architettonici sopra descritti un tangibile riscontro. Il provvedimento messo in campo da Tirelli è decisamente ridicolo, ma altamente significativo di come l’amministrazione sia lontana dalla comprensione degli elementi patologici nei processi economico, sociali contemporanei e come sia incapace di trovare le adeguate contromisure anche, se necessario, nella consuetudine.

 

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