Azionisti Tra i soci, il re della carne Cremonini e il figlio del Drake, Piero Ferrari. I panettoni di Bauli e la pasta dei Rana, il vino di Bolla e gli Zoppas.Dal calciatore Roberto Bettega a una lunga lista di industriali (talvolta già quotati). E molti la pensano come Bazoli
Roberto Bettega è socio di Veneto Banca. L’ex calciatore della Juventus e della nazionale prese addirittura la parola nel corso dell’ultima assemblea – aprile 2014 – in difesa dello spirito popolare e cooperativo. Non sarà un «socio forte», ma un gruzzoletto di quanto guadagnato da ala sinistra sui campi di calcio di tutto il mondo è finito anche a rinforzare il patrimonio della banca presieduta da Francesco Favotto. Bobby-gol non è l’unico personaggio pubblico ad aver investito nel credito popolare. Ci sono, oltre ai calciatori, molti personaggi dell’imprenditoria nazionale e ora, tutti questi soci importanti, sono i potenziali candidati a un ruolo diverso, di maggior rilievo. Le popolari chiamate a trasformarsi in società per azioni dal decreto Renzi cercano nuovi padroni, soci forti magari da riunire in un nocciolo duro che salvaguardi identità e tradizione. Le candidature sono aperte, i nomi – non tutti, ma tanti – eccoli qua. Nel Veneto A far compagnia a Bettega in Veneto Banca ci sono, ad esempio, i componenti della famiglia Stefanel, una delle grandi protagoniste dell’industria italiana dell’abbigliamento. Ma c’è anche l’industriale calzaturiero Andrea Tomat (Lotto, Diadora, Stonefly), già presidente degli industriali del Veneto, Enrico Marchi e Andrea De Vido della Finint, Finanziaria internazionale, la famiglia vicentina Amenduni Gresele, attiva nel mondo dell’acciaio. Alessandro Vardanega della Cotto Possagno è vicepresidente e anima del nuovo corso, mentre nel cda si trovano cognomi notissimi del mondo del vino, come quello di Pierluigi Bolla o dell’industria degli elettrodomestici (Matteo Zoppas). Molti degli industriali citati sono soci anche della Popolare di Vicenza, contigua per territorio. Tra di loro vi è la famiglia Amenduni Gresele, anche se nel tempo ha diminuito la propria quota di partecipazione ed Enrico Marchi, che con la Save che presiede – è la società di gestione dell’Aeroporto di Venezia – è in affari con l’istituto berico. Tra i 117 mila soci della Vicenza, oltre alla famiglia del presidente Zonin, anche Roberto Zuccato, attuale presidente degli Industriali del Veneto. Vengono poi segnalati il re delle scarpe femminili d’alta moda, René Caovilla, il presidente della Cattolica assicurazioni Paolo Bedoni, la famiglia di Pilade Riello, tra i big del riscaldamento a livello nazionale e Giovanni Bettanin, industriale delle macchine per il movimento della terra, con il marchio Fai, oggi Fai Komatsu. Poco lontano, a Verona, il Banco Popolare raccoglie soci storici della Popolare di Novara (il re del gorgonzola Igor Leonardi, quelli delle rubinetterie Umberto e Gian Luca Gessi, i signori delle valvole, Renzo e Roberto Cimberio) e della Popolare di Lodi (famiglia Zucchetti, software per ufficio) e li unisce al variegato panorama scaligero. Non solo la famiglia del presidente Carlo Fratta Pasini è tra i soci storici della Popolare di Verona, ma si trovano, al suo fianco, i Bauli, Giovanni e Gian Luca Rana, i Veronesi dei mangimi e i Veronesi della calze, la famiglia Fedrigoni (cartiera) e la Fondazione Cariverona (grande socia di Unicredit), anche con il suo presidente, Paolo Biasi, oltre alla famiglia dell’ex sindaco Paolo Zanotto, figlio dell’ex presidente della Popolare, Giorgio. La vocazione imprenditoriale delle banche popolari viene confermata tra Bergamo e Brescia, dove Ubi se ha alcuni investitori internazionali nel proprio capitale (Silcester con il 4,903 per cento) dopo aver avuto – per prima in Italia – i fondi di BlackRock, ha oggi la Fondazione Cr Cuneo al 2,278 per cento e numerosissimi soci privati sotto il 2 per cento. A Brescia tra i primi azionisti della banca ci sono le famiglie Folonari, imprenditori del vino e Gusalli Beretta, industriali delle armi; a Bergamo l’ex presidente Emilio Zanetti. Tra cuore e mercato Dal Veneto alla Lombardia, ma il meccanismo è il medesimo anche in Emilia-Romagna. Dove la Bper calamita nel proprio azionariato alcuni nomi famosissimi a ogni latitudine, come il re della carne Luigi Cremonini e Piero Ferrari, il figlio del Drake, fondatore della casa automobilistica più celebrata, amata e invidiata del mondo. Con loro, tra gli azionisti pesanti della banca guidata da Alessandro Verdelli c’è anche il vicepresidente Alberto Marri, della famiglia che ha vissuto felicemente più avventure imprenditoriali, dal maglificio GinMar fino alla Delta gas. Quel che risulta singolare è che molti di questi capitani d’azienda, avvezzi al mondo della finanza internazionale, cresciuti a pane e cda, mantengano un legame con le banche d’origine. Forse per convenienza, forse per opportunità. Di sicuro capi di aziende quotate sono soci di lungo corso di medie realtà creditizie. Anche per loro però qualcosa sta per cambiare. Il decreto Renzi di riordino del settore delle popolari impone la trasformazione dei più grandi tra questi istituti in Spa. Per i soci non sarà un gran problema e per il settore, come ha evidenziato Giovanni Bazoli giovedì scorso, una grande occasione di riforma. Molti la pensano come il presidente di Intesa.