La Fondazione Monte dei Paschi di Siena ha dubbi sulla ricapitalizzazione di B.Mps. Lo scrive Repubblica spiegando che l’azionista storico dell’istituto senese ha in corso le sue analisi: non è scontato che decida di aderire all’aumento da 2,5 mld su cui Mps ha imperniato il piano per colmare il deficit emerso dagli stress test.
Ieri, a palazzo Sansedoni, si è riunita la deputazione amministratrice della Fondazione. All’incontro erano presenti anche gli advisor del Credito Fondiario. E nutrendo dubbi, prosegue il giornale, l’Ente procede su un doppio binario: con una mano collabora con Btg Pactual e Fintech per presentare la lista unica di amministratori e di sindaci per il cda da nominare a fine aprile, come da patto parasociale del marzo 2014; con l’altra soppesa le conseguenze legali e strategiche di una separazione definitiva dalla banca.
Alla Fondazione costerebbe 62,5 mln mantenere il residuo 2,5% nel capitale della banca, ma da un punto di vista finanziario i senesi sarebbero convinti che non vale la pena investirci perché il guado della ristrutturazione non è finito e per qualche anno l’istituto faticherà a distribuire il dividendo.
Sfilarsi dall’aumento, aggiunge il quotidiano, azzererebbe la quota nel Monte, ma renderebbe definitivo il salvataggio della Fondazione. Dal punto di vista strategico, però, la Fondazione ha ancora un forte interesse nel Monte. Chi corre per sciogliere dubbi e tempi, conclude il giornale, sono manager B.Mps e banchieri del consorzio che ha garantito fino al 31 marzo 2,5 mld di aumento: e ora premono sulla Bce perché autorizzi il piano già nella seduta del 4 febbraio, non il 18 come si vociferava.
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