«Anni d’oro addio, servono progetti concreti»

L’ex sindaco Piccini, oggi capogruppo di ’Per Siena’, interviene nel dibattito: «Le proposte ci sono, ma non vengono raccolte»
SIENA
Dibattito sempre più acceso sulle Terre di Siena dimenticate dal Governo. Dopo il nostro editoriale, l’intervista di Luigi Berlinguer e l’intervento dell’onorevole Guglielmo Picchi, oggi parla Pierluigi Piccini, sindaco di Siena per 10 anni, protagonista del periodo aureo, soprattutto nella fase iniziale. Oggi Piccini siede in Consiglio comunale come capogruppo di ’Per Siena’.di Pierluigi Piccini*Leggo sul vostro giornale un’intervista che aprirà, molto probabilmente, una riflessione su ciò che sono stati gli ’anni d’oro’ della nostra città, ai quali ho partecipato direttamente. Tema molto complesso che avrebbe bisogno di approfondimenti, viste le tensioni che anche in quel periodo si sono registrate. Non tutto è chiaro, alla superficie degli eventi, ma su un contributo alla comprensione non posso che dare la mia disponibilità più piena e convinta. Tuttavia, oggi abbiamo bisogno di pensare al futuro. Allo stesso tempo, non sempre ciò che è accaduto può servirci da mappa per orientarci. Le trasformazioni sono così rapide e profonde che richiedono strategie e analisi dichiaratamente diverse. La giunta De Mossi ormai è da tre anni al governo della città e, a questo punto, possiamo constatare che tutta una serie di parole d’ordine lanciate dal centrodestra, ormai hanno terminato la loro spinta propulsiva. Fare riferimento al passato in continuazione, o dire che precedentemente ci si comportava peggio, non regge più. Sono diventate considerazioni vuote. Fra l’altro si fa riferimento a un passato indistinto, come se tutto fosse stato uguale. In questo modo non si fa giustizia di ciò che è effettivamente accaduto, e priva la memoria delle radici di cui qualsiasi collettività ha bisogno per programmare il futuro. Ora gli alibi sono caduti, e ciò che rimane è poca cosa. Non si capisce qual è il progetto per il futuro, dove e come costruire il reddito aggiuntivo necessario per pensare ad uno sviluppo della città e del suo territorio. Non ci sono, ad oggi, interventi di natura strutturale. Staremo a vedere cosa ritornerà dalla Regione del Piano operativo, che è già vecchio prima ancora di nascere. La giunta De Mossi prosegue, incrementandola, la sostituzione delle rendite parassitarie con rendite di posizione. Operazione che va bene, finché tali rendite vengono alimentate, ma che marginalizzano pesantemente un territorio quando non sono più alimentate (banca, turismo). La crisi pandemica ha messo in evidenza in modo drammatico la fragilità del Pil prodotto a Siena. Situazione, questa, che preoccupa anche esponenti importanti della stessa maggioranza comunale, che però non sono capaci a trovare delle soluzioni. Il dibattito consiliare sul lavoro ne è stato un disarmante esempio. Alcune proposte ci sono, sul tappeto, ma non vengono correttamente raccolte. Ad esempio, il distretto legato alle scienze della vita e il distretto culturale evoluto, che andrebbero creati a norma di legge. Tali opportunità, se ben realizzate, rimetterebbero in discussione anche gli stessi assetti sociali, favorendone una ricomposizione probabilmente più dinamica, con la promozione di competenze e figure da troppo assenti dal governo della città. La crisi di alcuni settori che Siena ha vissuto, e in parte sta vivendo, può aprire nuove opportunità, ma tali energie devono essere indirizzate in un progetto, se trovano il vuoto prendono altre strade o lasciano il territorio di appartenenza. Un territorio che è sempre più isolato e in generale non ha le risposte che meriterebbe. Si ha la sensazione che ai diversi livelli altre siano le preoccupazioni, e altri gli interessi.
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