di Ernesto Ferrara
«A volte ho l’impressione che piaccia immaginarmi come un signorotto bizzoso che boccia questo o quel progetto a suo piacimento, invece dietro le scelte c’è il lungo lavoro dei miei funzionari. Sarebbe interessante un giorno far vedere come sarebbe oggi Firenze se certi interventi non fossero stati da noi fermati». Parla il soprintendente Andrea Pessina.
Sotto attacco da Nardella e ora anche da Giani. Ma l’uomo della tutela rifiuta l’etichetta: «Non sono il Signor no». Giovedì 31 alle 15.30 all’Archivio di Stato presenta 2 volumi intitolati “Tutela e Restauro”, bilancio parziale di un mandato che finirà col 2022: «Spero che i fiorentini vengano».
Pessina, si parlerà di quel che è riuscito a bloccare o a sbloccare?
«Sono passati quasi 6 anni da quando è nata la Soprintendenza unica e abbiamo ritenuto fosse giunto il momento di un primo bilancio. I volumi, editi dall’Insegna del Giglio grazie al sostegno della Fondazione Crf, illustrano il lavoro svolto da decine di funzionari. Siamo rimasti noi stessi sorpresi da quantità e qualità delle cose fatte. Spero il notiziario possa diventare annuale».
Che vuol dire fare tutela oggi?
«Firenze è una città d’arte che custodisce tesori d’arte di immensa rilevanza. Da secoli i turisti vengono qui per questo, ma la dimensione del fenomeno rischia ora di divorare la stessa città. Un’importante fetta di residenza se ne è andata e le attività economiche tradizionali si sono impoverite. Alle Soprintendenze è dato il non facile compito di tutelare l’integrità fisica del patrimonio, che può costituire un importante volano economico. Ma soprattutto deve essere conservato e trasmesso alle generazioni future per consentire il mantenimento di un’identità».
Perchè ha fama di Signor No?
«Chi ha avuto l’occasione di conoscermi ha potuto vedere che sono estremamente concreto. Non ho mai creduto in una tutela che si astrae dalla realtà delle cose e si trincera dietro ideologia o slogan.
Penso di averlo dimostrato sulla questione di Costa San Giorgio, un caso in cui ove lo Stato aveva fallito nel mantenere un bene: la soluzione di far intervenire un privato era l’unica percorribile. Se pur a malincuore, era l’unica possibilità di evitare la rovina irrimediabile del complesso e riaprirlo alla pubblica fruizione almeno in parte. In altri casi invece non si poteva che bocciare i progetti che ci erano stati sottoposti, irricevibili. Deve essere chiaro che la tutela è valore primario: questo non può mai esser messo in discussione».
Ma che senso ha tutelare senza far vivere un bene?
«La verità è che da tempo le Soprintendenze sono facili capri espiatori per giustificare ritardi nelle opere pubbliche o gravi lacune progettuali che poi finiscono per emergere coi lavori. Una verifica a livello ministeriale sull’attività delle Soprintendenze ha permesso di accertare che i pareri negativi si aggirano sul 3-4%. Ma nell’opinione comune noi diciamo sempre e solo no. Capita anche che le stesse amministrazioni, per opportunità politica, non abbiano il coraggio di bocciare un progetto. E preferiscano chiedere a noi di farlo».
Renzi voleva abolire le Soprintendenze. Teme sia ancora un obiettivo della politica, magari per dar le competenze alle Regioni?
«È vero che la nascita delle Soprintendenze è giunta alle soglie del secolo, ma non per questo a mio avviso non è attuale o ancora ben solido il loro impianto. Sulla base della mia esperienza non posso che augurarmi che la tutela rimanga saldamente nelle mani dello Stato. Diversamente saremmo ingenui a credere che la politica locale non condizionerebbe pesantemente decisioni che devono restare di natura tecnica e non privilegiare l’interesse economico di pochi».
Però il Pnrr richiede tempi che sbattono contro le vostre liturgie.
Come la transizione energetica: perchè boccia l’eolico in Mugello?
«Siamo tutti preoccupati al riguardo.
Vi sono stati molti interventi per la riduzione dei tempi per l’esame delle pratiche e il rilascio dei pareri ma a mio avviso il problema sono le carenze d’organico delle Soprintendenze, che vanno dal 40 al 60%: l’unica strada è avviare una massiccia campagna di assunzioni.
Sulle pale di 170 metri di Monte Giogo abbiamo deciso di demandare la decisione al governo. Forse per soddisfare la fame di energia del Paese ci sono zone più adatte. In ogni caso non sta a noi soppesare gli interessi costituzionali qui in gioco».
Il sindaco ha già incontrato Franceschini. Il Pd e la lista Nardella chiedono che decida il Ministero non voi sulle opere Pnrr. Si pensa a ricorsi al Tar contro veti e no.
«Sono rimasto molto sorpreso. Spero che tutto sia riconducibile al nervosismo generato dall’arrivo dei fondi Pnrr. È sempre nella facoltà delle amministrazioni ricorrere al Tar di fronte a nostre decisioni o presentare ricorso gerarchico al Ministero. Franceschini ha anche istituito le Commissioni di garanzia, ove le amministrazioni possono chiedere con celerità il riesame delle pratiche bocciate. Non mi risulta che il Comune di Firenze abbia mai praticato queste vie. La realtà è un’altra ed è fatta di grandissima collaborazione tra i nostri uffici e quelli comunali. Prendiamo la tramvia 3.2: abbiamo richiesto al proponente molte integrazioni, ma questo ci ha permesso di colmare lacune conoscitive e progettuali che, se non sanate, ci avrebbero obbligato a sottoporre a Via il progetto, con dilatazione enorme dei tempi e rischio di perdita dei finanziamenti.
Abbiamo lavorato duramente e in modo congiunto, ma forse il sindaco non è a conoscenza di questo aspetto. Posso dire che il confronto tra sindaci e soprintendenti non è cosa nuova in Italia, ma il consenso elettorale che da alcuni politici è stato sbandierato non può portare a ritenersi liberi dal rispetto dei vincoli delle leggi. Se Governo e Parlamento riterranno sia venuto il momento di allentare i livelli di tutela le Soprintendenze ne prenderanno atto. Fino a quel momento continueremo a fare il nostro dovere. Che non è quello di vidimare acriticamente i progetti presentati, belli o brutti che siano».
Come vi è venuto in mente di dire no alle pensiline del tram sui viali?
Ora Il Comune le richiederà con una variante in corso d’opera…
«A suo tempo per spirito istituzionale ho evitato di rispondere alle frecciate, ma mi son reso conto che il mio silenzio ha generato totale incomprensione dell’operato della Soprintendenza. Amo pensare che il tempo e le carte siano galantuomini.
Non è vero che abbiamo bocciato le pensiline: abbiamo solo chiesto che 6 di queste, quelle da viale Matteotti all’Arno, venissero ridotte di dimensioni dal momento che sui viali del Poggi esiste un vincolo paesaggistico e monumentale.
Volevano fare pensiline da 15 metri, vedremo le nuove proposte. Sul resto del tragitto non abbiamo posto nessuna limitazione. D’altra parte che senso avrebbe prevedere nello stesso progetto la riqualificazione dei controviali e quelle enormi pensiline? Considerato che la frequenza delle corse dovrebbe essere ogni 4 minuti non ci pareva un sacrificio così grande da chiedere alla città. Anche per i ritardi in piazza Libertà a settembre, non è a noi che si doveva chiedere conto dei disagi».
Perchè niente proroga alla ruota panoramica della Fortezza?
«Vicenda di accordi disattesi tra amministrazioni.
Le condizioni erano chiare: una sperimentazione limitata alle sole vacanze natalizie; documentazione fotografica che attestasse lo stato dei giardini della Fortezza, area di pregio, prima e dopo la ruota; impegno del Comune a risolvere il problema delle Cascine, parco monumentale da anni usato per far svernare i giostrai. Alla scadenza del termine fissato ho ricevuto richiesta di raddoppio dei tempi di permanenza. E degli impegni presi nessuna traccia, documentazione compresa. Ho ricevuto tanti sostegni dai cittadini su quella vicenda».
La convince il nuovo progetto Arup sul Franchi? Per la Fondazione Nervi la copertura è inopportuna.
«Esaminerò il progetto nel dettaglio solo quando e se mi sarà richiesto dalla nostra Direzione generale, alla quale spetta ogni decisione. Credo che un giudizio equilibrato non possa non tener conto della relazione della Commissione ove si troveranno sicuramente molte risposte ai tanti dubbi che il progetto ha sollevato. Ma mi si permetta di dire che il vincolo sullo stadio di Nervi è la cosa di cui sarò sempre più orgoglioso. Risultato di una mobilitazione nazionale e internazionale. La sua demolizione sarebbe stata macchia gravissima sulla coscienza di Firenze. Capisco la delusione della Fiorentina, ma ciò che si chiedeva non era fattibile».
Autorizzerà un parcheggio interrato “invisibile” al Cestello?
«Questione antica i parcheggi interrati in centro. E la posizione della Soprintendenza è stata sempre contraria. Le ragioni sono molte e comprensibili: a pochi metri dall’Arno, in una piazza sulla quale si affacciano monumenti. Anche l’ultima Missione Unesco ha espresso la raccomandazione di non creare ulteriori parcheggi per non attrarre auto verso un centro già molto congestionato. Sarebbe sufficiente farlo subito fuori Porta Santa Rosa».