Alfano e lo scontro con il leader pd Lupi avverte: non siamo tappetini.

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ROMA Persino un ministro fedele al governo come Maurizio Lupi commenta duro: «Non siamo abituati a fare i tappetini». Reazione alle parole con le quali il premier Matteo Renzi liquidava sbrigativamente il disagio di Ncd: «Chi si deve leccare le ferite lo faccia, noi siamo qui a governare, non spreco tempo con i partitini». Reazione necessaria, quella di Lupi, perché la tensione è a livelli di guardia e i «governativi» del Ncd, a cominciare da Angelino Alfano, sono sottoposti a una sorta di processo da parte di chi non ci sta più a un partito «subalterno» al Pd. E mentre si fa più forte la pressione perché Alfano si dimetta dal Viminale, Ncd sembra implodere: Barbara Saltamartini ha ufficializzato il suo addio, dopo un lungo colloquio con Alfano, ed è in transito verso la Lega. Oltre agli addii polemici di Giuliano Cazzola dal partito, di Filippo Berselli e di Maurizio Sacconi dalla presidenza dei senatori, non è escluso che nelle prossime ore possano arrivare altre dimissioni, per ora smentite.
Il chiarimento e la discussione interna la vogliono tutti. Ma ormai potrebbe essere tardi anche per quella. Perché la situazione sta precipitando e Alfano fa fatica a controllare un partito che si sente umiliato per la scelta di cambiare voto sul presidente Mattarella. La sua elezione ha messo in luce una nuova maggioranza, più spostata a sinistra. Lupi, e con lui molti altri, assicura che la leadership di Alfano non è in discussione. Ma serve «un confronto sul ruolo che l’area popolare deve assumere nei prossimi mesi». Lupi ammette: «Forse abbiamo fatto degli errori».
Ma né Alfano né Lupi sono intenzionati a lasciare il governo. Una voce fuori dal coro e dalle correnti, come Luigi Compagna, racconta così la situazione: «Abbiamo sbagliato a dire sì a un giudice costituzionale presentato da Renzi come un militante della sinistra. Ma dopo l’autocritica staliniana di Alfano, molti hanno preso a pretesto la questione per attacchi personali e pretestuosi».
La stessa frase di Lupi, «non siamo tappetini», la pronuncia Nunzia De Girolamo, tra le più arrabbiate: «Serve un confronto immediato». Sulle stesse posizioni sono Gaetano Quagliariello e Fabrizio Cicchitto. Anche Roberto Formigoni insiste: «Serve una verifica di governo». Sul tappeto c’è il rapporto con l’esecutivo, come sottolinea Maurizio Sacconi, che prefigura una possibile uscita di Ncd: «L’asse si è spostato pericolosamente a sinistra». Non solo sui temi già oggetto di polemica — il lavoro, il Fisco, la giustizia — ma anche su altro, spiega Sacconi: «Il tema dei diritti civili, evocato nella lettera al Pd, corrisponde a uno dei prezzi che il presidente del Consiglio si è impegnato a pagare alle sinistre con cui ha prenegoziato la candidatura al Quirinale. Si tratta di materia altamente divisiva».
Restano sul tappeto, altri due fronti: i rapporti con Forza Italia e le alleanze per le prossime Amministrative. Sul primo, Lupi assicura che «il riavvicinamento continuerà». Ma è sulle Amministrative che la questione rischia di essere esplosiva. Ieri Salvini ha smentito che possano esserci alleanze con Ncd. Precisazione non astratta, visto che sembra che in Campania il candidato Stefano Caldoro possa imbarcare nell’alleanza il Carroccio. Salvini definisce Alfano «una banderuola» e alle critiche replica Cicchitto: «Solo un troglodita o uno stalinista può dare del traditore o del venduto a chi ha una posizione politica diversa. E poi come fa Salvini a collaborare con dei venduti alla Regione Lombardia o in quella veneta?». Risposta indiretta di Salvini: «Ne parlerò con Tosi e Zaia».
Al. T.