Al di là della demagogia

DOCUMENTO

L’analisi sul decreto “Cura Italia”


 

Sul necessario sostegno all’economia ognuno sembra avere la propria ricetta. Ma non sarebbe meglio prima conoscere e utilizzare il decreto “Cura Italia”, creato dal governo allo scopo di finanziare Sanità, Protezione civile, proteggere lavoro e redditi, dare sostegno alle famiglie, sospendere i versamenti previdenziali e assistenziali? Proviamo a guardare con spirito critico al provvedimento, cercando di calarlo nella realtà locale.
Per le famiglie di dipendenti pubblici è previsto il bonus baby sittyng in una sola soluzione di 600 euro ed un periodo di congedo speciale coperto da contribuzione figurativa. Per i dipendenti privati i giorni per la sorveglianza parentale sono 15 con contribuzione al 50%, mentre in caso di figli sopra i 12 anni c’è la possibilità di astenersi dal lavoro, ma senza stipendio.
I licenziamenti successivi al 23 febbraio sono sospesi. La cassa integrazione in deroga è estesa a tutte le azione, anche con meno di 5 dipendenti, con uno stanziamento complessivo di 4 miliardi. Resta il dubbio: quando il fondo sarà terminato?
Per i dipendenti che continuano a lavorare (non in smart working) è previsto un incentivo di 100 euro. Sono previsti finanziamenti per gli straordinari delle Forze dell’ordine e del personale sanitario. C’è un primo bonus di 600 euro per le partite Iva (ma si parla di un altro bonus di 800 euro) indipendentemente dalla cassa mutua di riferimento, con almeno 50 giorni di lavoro nel 2019 e per gli stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali, lavoratori del settore spettacolo, lavoratori agricoli. E c’è un credito di imposta per gli affitti degli esercenti che hanno dovuto chiudere per legge.  Per tutti, fino al 31 maggio, le scadenze sono differite, e resta la sospensione dei versamenti fiscali e contributivi per tutte le imprese di piccola dimensione, per i professionisti e per gli autonomi, come di riscossione e invio delle cartelle esattoriali, atti di accertamento e dei pagamenti dovuti per i diversi provvedimenti di sanatoria fiscale. Sono sospesi i mutui fino al 30 settembre per le imprese (non per le rate dei finanziamenti al consumo) e per i privati (fino a 18 mesi). Per le colf, bandanti e lavoratori con contratti a termine non sono previsti sostegni ma si fa riferimento al reddito di cittadinanza o il Naspi – indennità di disoccupazione – che prima non era contemplata per i contratti a termine.
L’integrazione salariale per i datori di lavoro che riducono l’attività che vale per un periodo massimo di 9 settimane, mentre per contratti del terzo settore, compresi gli enti civili religiosi o i lavoratori della pesca è prevista una cassa integrazione in deroga per un periodo non superiore a sei settimane. Rimane una incertezza sul concetto di lavoratori del turismo (ci rientrano anche i negozi di realtà turistiche?), e rimandano fuori tutti dal sostegno quei lavoratori del turismo licenziati prima del 23 febbraio, che logicamente troveranno difficoltà a ricollocarsi nel lavoro. Per tutti comunque esiste il reddito di cittadinanza e il Naspi. In ogni caso l’enorme platea dei lavoratori stagionali, nella previsione che la stagione turistica o comunque il commercio legato al turismo, sia ormai da considerare compromesso rischiano di rimanere senza tutele in un periodo in cui era previsto il maggior redditto dell’anno. In generale il decreto sul sostegno al lavoro si spalma su tutto il mondo del lavoro, considerando che rimangono in essere il reddito di cittadinanza e l’indennità di disoccupazione, ma le risorse finanziate rischiano di esaurirsi in breve tempo ed anche in questo caso, se l’emergenza dovesse protrarsi per tutta l’estate creerà un un ampio settore di lavoratori senza sussidi sufficienti, aumentando la povertà.
Poi bisogna considerare il lavoratore al nero, che sfugge alla copertura del sostegno e per il quale occorre varare misure di “reddito d’emergenza” che sembra sia allo studio del Governo. Semmai, il periodo di assistenza è troppo breve per i lavoratori e le sospensioni delle tasse per le imprese sono troppo ravvicinate con l’inizia, si spera, della ripresa del lavoro. In Spagna la moratoria tasse e contributi ad esempio è di 6 mesi, in Francia hanno sospeso il pagamento utenze e degli affitti e lanciato un programma di incentivi per i proprietari per indurli ad abbassare il canone.
Tutti questi provvedimenti danno fondi per tamponare l’emergenza, forse non del tutto sufficienti. In ogni  caso, ci sono tante altre opportunità di credito alle imprese. Quindi, cosa dovrebbe fare un Comune per rispondere meglio all’economia e alla struttura sociale locale? Un fondo di garanzia non serve, perché ha tempi lunghi e perché gli strumenti esistono. Servono semmai le competenze e il sostegno politico per velocizzare e sostenere le domande, quasi sempre complesse nell’elaborazione. E servono progetti in grado di concepire un nuovo modello economico: nel caso di Siena e del suo territorio, incentrato sulla produzione culturale e su un turismo sostenibile. Forme di incentivo e di sostegno dovrebbero essere collegate a una strategia. Sarebbe un errore pensare di superare l’emergenza, pensando di ripristinare la situazione precedente. Del resto, non ci dimentichiamo, l’economia senese era già in crisi con una evidenti sintomi: migrazione giovanile, attività chiuse o in emergenza economica. Gli errori del passato servono per modificare il presente e prefigurare un futuro migliore.