di Pierluigi Piccini
Abbiamo un governatore della Regione Toscana che ha un consenso pari al 23/24% degli aventi diritto al voto. Abbiamo un governatore che con molta probabilità ha utilizzato, ancora una volta, gli accordi del Nazareno per vincere. A questo riguardo non è un caso che il segretario regionale di Forza Italia, Parisi, abbia rimesso il suo mandato in modo irrevocabile. Abbiamo un governatore che ha sperimentato un sistema di voto inaccettabile e identico all’Italicum. Abbiamo un governatore che dovrà a breve e con molta probabilità, giustificare la sua posizione di fronte a dei giudici. Il re è morto, viva il re! Elezioni che fanno gridare alla vittoria un partito, il PD, nel momento in cui gli si restringe la base elettorale e gli cambia il blocco sociale di riferimento. Restringimento che congiunto alla non partecipazione gli lascia come elettori attivi solo fasce di elettorato anziano. Nel mentre le nuove domande sociali e le nuove contraddizioni vengono rappresentate, solo in parte, dalla Lega è dal movimento di Grillo. Questa lettura è valida anche per Siena? Vediamo: il PD vince ma con un perdita considerevolissima di consensi e con una base elettorale che si restringe sempre di più. Perdita di una dimensione tale mai registrata in precedenza. Rimane inalterato, come a livello regionale, il dato anagrafico. Anche il risultato dello Scaramelli va letto in questa logica. Se mettiamo insieme la partecipazioni al voto dei senesi, uno su due, con il risultato del sindaco di Chiusi ci accorgiamo, al di là dei gratuiti entusiasmi, della grave situazione in cui si trova il PD locale. In più, i due eletti della provincia appartengono a correnti diverse e contrapposte. Elezione che lascia la Federazione senese del PD dentro gli stessi irrisolti problemi di prima delle regionali. Le opposizioni cittadine che vedono una netta affermazione della Lega con una leggera contrazione di cinque stelle e una perdita di consensi da parte di Forza Italia, continuano a non dialogare fra loro. Continuano a farsi concorrenza senza trovare punti di sintesi in una logica di sola denuncia dell’operato della maggioranza. Alla denuncia non fa seguito una politica della proposta, del progetto, dei contenuti, della rappresentanza degli interessi generali. Nella doppia assenza della maggioranza e dell’opposizione ciò che cresce è l’abbandono dal voto, insieme alla sfiducia nella politica. La speranza è che questo passaggio elettorale con la quantità di problemi che lascia sul tappeto possa servire da monito. E che almeno a livello locale, per il futuro della nostra città e per gli appuntamenti che l’attendono, probabilmente anche a breve, i soggetti interessati lavorino per ricomporre la frattura fra rappresentanza politica ed elettorato. Che il confronto possa avvenire fra progetti capaci di un rilancio concreto di Siena, che si superino gli interessi di parte a favore di schieramenti più omogenei, che la frantumazione di comodo venga abbandonata. La città si trova in un momento drammatico della sua storia e dobbiamo lavorare perché il buon senso possa accompagnare le scelte di buoni senesi.