A Wimbledon persone serie

Una lunga storia interrotta solo dalle guerre
di Gianni Clerici
Ricevo la mail dell’All England Club che annuncia la cancellazione del torneo: sono le 17 in punto, e i miei pensieri vanno indietro nel tempo, a quando i giardinieri rimasero disoccupati per colpa delle due guerre.
Ho abitato a Wimbledon più anni, tre volte vi ho perso a tennis. E ho conosciuto la segretaria del periodo di fine guerra, Norah Gordon Cleather. Si vantava di essere stata la migliore amica di Suzanne Lenglen, trionfatrice dal 1919 al 1925, escluso il ’24, anno nel quale Suzanne aveva pagato caro una mezza dozzina di ostriche avvelenate. Del libro di Norah, Wimbledon story, posso ricordare qualche pagina a memoria e due foto: una con i due porcellini tenuti per la coda dai soldati che avevano requisito il club, l’altra con le reti di metallo del Centre Court divelte da una bomba della Luftwaffe.
La prima interruzione avvenne dal 1915 al 1918. La regina Mary e re Giorgio V erano frequentissimi spettatori del Centre Court, come non avvenne poi con Elisabetta, che si fece viva soltanto il giorno del trionfo di Virginia Wade, la figlia dell’arcidiacono di Durban in Sudafrica, mentre le guardie gallesi intonavano ‘God save the Queen’ fragorosamente. Sul campo, durante la finale del ’77 contro l’olandese Betty Stöve, vennero rigorosamente applauditi i suoi punti, mentre sollevavano colpetti di tosse quelli di Betty e, trasportati dal popolare entusiasmo, vennero in aiuto anche alcuni giudizi dell’arbitro che avevo ritenuto di battezzare ‘roman calls’. Questa mia definizione aveva fatto la gioia degli inviati stranieri ma, credo, né il Times o il Guardian mi hanno fatto l’onore di citarmi per il neologismo.
Nei giorni dell’inaugurazione del torneo nel 1877, il club sorgeva in Worple Road e ci restò fino al 1921.
Poi si spostò a Church Road, la strada che finisce alla chiesa di St.
Mary, dove gli organizzatori comprarono cinque ettari di terra. Dal 1922 fu anche abolito il challenge round, la formula che consentiva al campione uscente di accedere direttamente in finale.
Nella Seconda Guerra Mondiale, il circolo ospitò i volontari della British Home Guard, e la bomba tedesca caduta nel 1940 distrusse quasi completamente il campo centrale. Alla ripresa del gioco, nel 1946, vinse il francese Yvon Petra, che aveva il servizio da un’altezza di 1,96 centimetri, dalla quale aveva spaccato la corda metallica che reggeva la rete. Di quei momenti di sosta forzata sono sopravvissuti i versi della poesia di Kipling, ‘If’, sulla porta d’ingresso del Centrale: “Se saprai confrontarti con Trionfo e Rovina e trattare allo stesso modo questi due impostori”.
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