Mps, nessuna rivoluzione in vistaLo Stato conferma i vertici del Cda.
Il Tesoro: Morelli ad e Falciai presidente. Nella lista anche l’ex rettore Riccaboni
Silvia Ognibene
Siena Confermati il presidente Alessandro Falciai e l’ad Marco Morelli. Il ministero del Tesoro ha scelto la linea della continuità nel comporre la lista per il Cda della banca che sarà rinnovato con la prossima assemblea degli azionisti il 18 dicembre. Segnali di attenzione al territorio arrivano dalla conferma di Fiorella Kostoris e dalla novità di Angelo Riccaboni che il Mef ha inserito nella sua rosa: la prima, docente universitaria di economia politica, era entrata nel board della banca con la lista della Fondazione Mps e dei fondi Fintech e Btg Pactual; il secondo è stato rettore dell’Università di Siena. Conferme anche per Stefania Bariatti, Maria Elena Cappello e Antonino Turicchi che il Tesoro propone come vicepresidente.
I nomi nuovi indicati dal dicastero guidato da Pier Carlo Padoan, che attualmente detiene il 50% del capitale di Rocca Salimbeni e arriverà a circa il 70% entro la fine dell’anno, sono Salvatore Fernando Piazzolla, Nicola Maione, Roberto Lancellotti, Giuseppina Capaldo e Michele Santoro. Nella giornata di oggi si dovrebbero conoscere anche i membri della lista di Generali, che ha detto di voler «contare» nel consiglio dell’istituto del quale detiene il 4,3%, mentre non è attesa quella di Assogestioni che avrebbe dovuto fare da «regista» ad una lista dei fondi divenuti azionisti a seguito del burden sharing.
Mentre il Monte inizia a muovere i primi passi di una nuova era da «banca di Stato», a Roma continua ad andare in scena il racconto delle vicende passate, davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche guidata da Pierferdinando Casini che ieri ha chiesto e ottenuto la lista dei primi cento debitori del Monte. Sarà consegnata oggi, anche se ieri il capo della Vigilanza della Banca d’Italia Carmelo Barbagallo, durante l’audizione di ieri ha spiegato che il problema dei crediti deteriorati di Mps «non è da attribuire al fatto che furono erogati prestiti agli amici, quanto al mancato rispetto di regole prudenziali» nella generale gestione del credito.
Barbagallo ha proseguito nell’autodifesa della Vigilanza attribuendo sostanzialmente la responsabilità del crac di Mps alla Fondazione che volle mantenere a tutti i costi il controllo della banca (e fu autorizzata dal Tesoro a farlo) anche dopo l’acquisto di Antonveneta: fu questa decisione a spingere i vertici del Monte a costruire le pericolose operazioni in derivati, per coprire le perdite e continuare ad assicurare dividendi a Palazzo Sansedoni. Vecchio e nuovo si intrecciano: il primo appuntamento di Morelli e Falciai dopo la conferma al vertice della banca sarà proprio l’audizione, giovedì prossimo, in commissione.