Fondazione Open: chiesto il rinvio a giudizio per Renzi e altri 10 indagati. Lui: “Lieto che inizi il processo”. Ma denuncia i tre pm che hanno firmato la richiesta
Il 19 ottobre scorso i pm Luca Turco e Antonino Nastasi avevano inviato un avviso di conclusione indagini a undici persone e quattro società contestando, a vario titolo, il finanziamento illecito ai partiti, la corruzione, il riciclaggio, il traffico di influenze. Per l’accusa, insomma, la fondazione agiva come articolazione di partito. Il leader d’Italia viva risponde con una nota in cui attacca i tre magistrati e annuncia di aver depositato una denuncia a Genova contro di loro.
Tutti a processo. È la richiesta della Procura di Firenze, che vuole il rinvio a giudizio di 11 indagati, tra cui MatteoRenzi, per l’inchiesta sulle presunte irregolarità nei finanziamenti a Open, la fondazione nata per sostenere le iniziative politiche dell’ex premier. Tra gli indagati per i quali è stato chiesto il processo ci sono anche Maria Elena Boschi, LucaLotti, l’ex presidente di Open AlbertoBianchi e l’imprenditore MarcoCarrai. Coinvolte nell’inchiesta anche quattro società. L’udienza preliminare si terrà il 4 aprile prossimo. Al centro dell’inchiesta della Procura fiorentina ci sono le donazioni, in certi casi generose, alla fondazione che ha finanziato alcune edizioni della Leopolda e ha accompagnato l’ex premier durante la scalata alla segreteria del Pd e l’entrata a Palazzo Chigi. Secondo l’accusa Open era diretta dallo stesso ex segretario del Pd. Il 19 ottobre scorso i pm Luca Turco e Antonino Nastasi avevano inviato un avviso di conclusione indagini a undici persone e quattro società contestando, a vario titolo, il finanziamento illecito ai partiti, la corruzione, il riciclaggio, il traffico di influenze. Per l’accusa, insomma, la fondazione agiva come articolazione di partito. L’indagine è nota alle cronache dal settembre del 2019, quando la procura delegò alla Guardia di Finanza decine di perquisizioni ai finanziatori della stessa Open in varie città italiane.
La nota di Renzi contro i pm –Più volte in passato Renzi ha attaccato la procura di Firenze per l’indagine Open. Ora che è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio, il leader d’Italia viva fa diffondere una nota per dire che “finalmente inizia il processo nelle aule e non solo sui media. E i cittadini potranno adesso rendersi conto di quanto sia fragile la contestazione dell’accusa e di quanto siano scandalosi i metodi utilizzati dalla procura di Firenze”. Poi Renzi torna ad attaccare frontalmente tutti i pubblici ministeri che si sono occupati dell’indagine Open. “È utile ricordare a questo proposito che la richiesta è stata firmata dal Procuratore Creazzo, sanzionato per molestie sessuali dal Csm; dal procuratore aggiunto Turco, che volle l’arresto dei genitori di Renzi poi annullato dal Tribunale della Libertà e dal Procuratore Nastasi, accusato da un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri di aver inquinato la scena criminis nell’ambito della morte del dirigente Mps David Rossi. Questi sono gli accusatori”, scrive l’ufficio stampa del leader d’Italia viva. Renzi si riferisce alla perdita di due mesi di anzianità inflitta nel dicembre scorso dal Consiglio superiore della magistratura al procuratore Creazzo, accusato dalla pm di Palermo Alessia Sinatra di averla molestata sessualmente nel 2015 in un hotel romano durante un’iniziativa della loro corrente, Unicost. Su Nastasi, invece, Renzi rilancia le accuse – tutte da dimostrare – del colonnello Pasquale Aglieco: ha sostenuto di aver visto Nastasi rispondere al cellulare di David Rossi, subito dopo che il manager Mps era precipitato dalla finestra del suo ufficio. I fatti risalgono al 2013, le accuse di Aglieco però sono arrivate solo nove anni dopo e soltanto davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Rossi. L’ufficio stampa dell’ex premier, poi, si scaglia ancora contro i pm, spiegando che Renzi li ha addirittura denunciati alla procura di Genova. L’accusa è la stessa che, su input sempre di Renzi, ha dato origine all’apertura di una discussione davanti alla Giunta per le immunità del Senato: la presunta violazione dell’articolo 68 della Costituzione, che vieta di perquisire i parlamentari. All’epoca dei fatti contestati, però, Renzi non era ancora stato eletto al Senato. Senza considerare che i messaggi e le chat agli atti dell’inchiesta Open sono contenuti nei cellulari sequestrati ad altri indagati e non quindi al senatore d’Italia viva. Che però insiste: “Il senatore Renzi – si legge nella nota dell’ufficio stampa – ha provveduto a firmare una formale denuncia penale nei confronti dei magistrati Creazzo, Turco, Nastasi. L’atto firmato dal senatore sarà trasmesso alla Procura di Genova, competente sui colleghi fiorentini, per violazione del’articolo 68 Costituzione, della legge 140/2003 e dell’articolo 323 del codice penale. Renzi ha chiesto di essere ascoltato dai Pm genovesi riservandosi di produrre materiale atto a corroborare la denuncia penale contro Creazzo, Turco, Nastasi”. Quindi il leader d’Italia viva è tornato a ripetere una frase che più volte ha pronunciato riferendosi a questa storia: “Io non ho commesso reati, spero che i magistrati fiorentini possano in coscienza dire lo stesso”.
Gli indagati –Coinvolti nell’inchiesta, seppur con contestazioni diverse, ci sono tutti i più alti esponenti del cosiddetto Giglio Magico: l’ex premier Renzi, l’ex ministra e attuale capogruppo di Italia viva alla Camera Maria Elena Boschi, l’ex sottosegretario e attuale deputato del Pd Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi – già presidente di Open – e l’imprenditore Marco Carrai. I pm hanno fatto notificare gli avvisi anche a Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo. Avvisi di chiusura indagine anche a quattro società: la Toto Costruzioni, la Immobil Green, la British American Tobacco Italia spa e la Irbm spa (già Irbm Science park spa). Secondo i magistrati della procura fiorentina la Fondazione Open ha agito come l’articolazione di un partito e tra il 2012 e il 2018 avrebbe ricevuto “in violazione della normativa” sul finanziamento ai partiti circa 3,5 milioni di euro, spesi almeno in parte per sostenere direttamente l’attività politica della corrente renziana del Pd. Va detto che per due volte la Cassazione ha annullato il provvedimento di sequestro dei documenti e del pc di Carrai, non considerando provato che la Fondazione Open agisse come un’articolazione di partito.