di Pierluigi Piccini
Riprendiamo il filo del discorso sulla elezione del Rettore. Ci eravamo lasciati con Riccaboni che, non più sicuro della forza della candidatura di Dotta (Medicina), aveva tirato fuori tale Di Pietra (Economia), che avrebbe potuto raccogliere i voti degli scontenti nei confronti di un medico poco noto in città e dal cursus honorum che alcuni ritengono essere troppo specialistico. In realtà, una illuminante pagina comparsa sulla Nazione alcuni giorni scorsi, ha smascherato la verità del gioco in essere. L’articolo della Nazione metteva in risalto come stiano per arrivare all’Università le risorse del Pnrr che, da quanto ci dice sempre la stessa Nazione, saranno gestite da Riccaboni, Frati e Dotta. Si tratta delle risorse che dovrebbero rilanciare il nostro Paese e che, nelle città virtuose sedi universitarie, hanno visto una sinergia fra Città e Atenei. A Siena invece, queste potenziali risorse non sono oggetto di una riflessione sul bene della città, del territorio e della comunità nel suo insieme. Il rischio, così come è stato impostato il lavoro, è che siano gestite dalle lobbies, da gruppi di potere trasversali in accordo con certi ambienti della solita “politica” cittadina. Senza considerare che quei denari non saranno per tutti, come invece è stato fatto intendere alla riunione convocata dai tre direttori dei dipartimenti, aperta esclusivamente agli ordinari delle Scotte. Le richieste saranno ripartite non soltanto all’interno dell’Università senese, ma essendo nazionali, avranno altri partner che peseranno in modo diverso, forse anche più consistente dell’Università di Siena. Quindi, attraverso questa leva giocata tutta sul piano elettorale, l’ex rettore ha intenzione di continuare a determinare le sorti dell’Ateneo puntando su due candidati, ripetendo la formula che portò alla elezione dell’attuale rettore. Con una differenza però: che il gioco, questa volta, è ben conosciuto e non coglie più nessuno di sorpresa. Ma perché questo spiegamento di forze, che dà più che altro una sensazione di debolezza? Sicuramente perché la situazione all’interno dei diversi dipartimenti è più fluida di quanto si potesse immaginare e il giudizio su ciò che è accaduto nel recente passato è ben vivo e chiaro. E, poi evidentemente si teme l’ipotesi di una candidatura che potrebbe arrivare che conosce a mena dito l’Università pronta a rompere con il passato con una vera e propria discontinuità e riaprire i buoni rapporti con la città in termini strutturali, non di parte o saltuari da buon vicinato. In più da quanto è dato sapere, donna. Già, ma perché tanto interesse per l’elezione del rettore? I motivi sono diversi, ma uno su tutti è che la città, nella situazione nella quale si trova, ha bisogno di sinergie vere e non di interessi di parte. L’Università è centrale in questo ragionamento, per questo l’esempio dei fondi Pnrr gestiti in tutt’altro senso, rispetto a quello necessario per Siena.
(8-continua)