Arrivano i primi fondi del Pnrr: piccoli Comuni a bocca asciutta
Il bando sulla rigenerazione urbana premia le città grandi. L’Anci: così non va
Giorgio Bernardini
Arrivano i primi stanziamenti del Pnrr in Toscana, ma i soldi sono solamente per i grandi Comuni. Ne fanno incetta Firenze, Pisa, Prato e Lucca, oltre a 40 città «medie» che raccolgono le briciole. Nemmeno quelle per i centri sotto i 15 mila abitanti, a cui questo fondo per la rigenerazione urbana non era riservato. L’obiettivo del bando, riadattato sulla scorta di una precedente gara del ministero dell’Interno, era quello di premiare progetti per «la riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale».
I Comuni toscani beneficiari sono risultati 47, con 282 milioni di euro di risorse che saranno erogate da oggi al 2026 in tranche annuali. Quattro anni a ritmo serrato per realizzare opere che prevedono la riqualificazione di spazi culturali, interventi negli impianti sportivi, l’implementazione della mobilità sostenibile e il miglioramento del verde scolastico per migliorare l’attività didattica all’aperto. Ma che, per la prima volta, mostrano fattivamente il fianco scoperto della gestione dei fondi, che penalizza — quando non esclude — i progetti dei piccoli Comuni. A questo problema si aggiunge poi quello dei progetti sulla rigenerazione rimasti fuori da quest’assegnazione: mancano circa 50 milioni di euro in Toscana per esaurire le richieste di tutti i Comuni che avevano partecipato in questa regione.
L’Anci ha incoraggiato l’emendamento che nella legge di Bilancio stanzia 300 milioni di euro per consentire ai centri al di sotto di 15 mila abitanti, associati tra loro, di presentare domanda per il finanziamento dei progetti. Una cifra che però non risolve né il problema economico né quello organizzativo. La Toscana, per bocca del suo presidente Eugenio Giani e dell’assessore competente Stefano Ciuoffo, chiede due cose: poter esercitare un ruolo di coordinamento organizzativo maggiore e ricevere fondi adeguati agli stanziamenti deliberati per le Regioni del Sud.
Da par suo il governo, intervenuto tramite il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Deborah Bergamini (Fi) ributta la palla a Firenze, sostenendo che «non si possono cambiare le regole in corsa». Il decreto Pnrr prevede anche il «nucleo di missione» a supporto di tutti gli enti territoriali, che secondo l’esecutivo dovrebbe servire proprio a pianificare gli interni nei territori interni e nei piccoli Comuni, che fanno difficoltà persino a trovare personale qualificato per la pianificazione.
«Il problema vero sono i piccoli Comuni e le aree interne. Da tempo — spiega il presidente dell’Anci Toscana Matteo Biffoni — abbiamo spiegato che c’è l’esigenza di un potenziamento di accesso ai bandi. Ho visitato recentemente la Lunigiana, la Garfagnana, il Casentino, c’è preoccupazione: alla Regione abbiamo chiesto un fondo per le progettazioni comuni e siamo stati accontentati, ma non basta. Siamo a correre, i bandi stanno uscendo ora, è necessario semplificare per agire o non faremo in tempo a salire su questo treno. Ho avuto modo di spiegarlo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati».
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