Deciso il rinvio a giudizio per l’inchiesta che ruotava attorno alla Coingas partecipata del Comune. Ieri due condanne con rito abbreviato
di Luca Serranò
La spada di Damocle del processo per il resto del mandato. È stato rinviato a giudizio il sindaco di Arezzo Alessandro Ghinelli, imputato con altre 12 persone per il caso Coingas, la società partecipata dal Comune intorno a cui sarebbe stato costruito un sistema di consulenze d’oro e favori. Al termine dell’udienza preliminare il gup Claudio Lara ha mandato a processo 11 persone; oltre al sindaco ( rieletto per il centrodestra nell’ottobre 2020), anche l’assessore al bilancio Alberto Merelli e il presidente di Estra Francesco Macri. Due persone che avevano scelto il rito abbreviato hanno rimediato condanne: si tratta dell’ex presidente di Coingas Sergio Staderini ( 2 anni) e dell’avvocato fiorentino Jacopo Bigiarini ( 1 anno e 4 mesi), dello studio Olivetti Rason. Il primo era accusato di peculato e ingiusto profitto per e consulenze pagate con i soldi della partecipata Coingas: secondo l’accusa, in particolare, avrebbe avallato consulenze allo studio Olivetti Rason per circa 400 mila euro. Bigiarini, che poco prima dell’udienza aveva restituito a Coingas i soldi di una consulenza, è invece considerato dall’accusa una sorta di prestanome ( a lui fu intestato il compenso per un incarico). La prima udienza è fissata per il prossimo 2 novembre.
“E’ una situazione che andrà chiarita di fronte al tribunale commenta l’avvocato Piero Melani Graverini, che assiste Ghinelli insieme con il collega Luca Fanfani- era ipotizzabile il rinvio a giudizio perché la vicenda riguarda questioni di natura politica e non strettamente giudiziaria, che non possono essere adeguatamente analizzate in questa fase. Contiamo sul dibattimento per fare chiarezza, purtroppo l’udienza preliminare per come è strutturata non consente un accertamento della effettiva portata di ciò che si contesta”.
L’opposizione del Pd ha chiesto le dimissioni di Ghinelli che, però non si scompone: “Ho la massima fiducia nella magistratura, vado avanti e non mi dimetto. Spero solo in un processo rapido”.
L’inchiesta era esplosa nell’estate del 2019 con una raffica di perquisizioni “eccellenti” da parte della digos aretina. In un primo momento le indagini si erano concentrate sulle presunte consulenze d’oro ( per un giro di circa 400 mila euro) agli studi degli avvocati Olivetti Rason e del commercialista Marco Cocci, poi si sono sviluppate su altri due filoni riguardanti la nomina di Francesco Macrì alla presidenza di Estra e quella di Luca Amendola alla carica di presidente di Arezzo Multiservizi. Personaggio centrale nell’inchiesta proprio l’ex presidente di Coingas Staderini. Nel suo computer sono saltati fuori decine di file audio registrati all’insaputa di alcuni dei protagonisti della vicenda giudiziaria; materiale finito nel fascicolo del pubblico ministero Roberto Rossi. La Procura di Arezzo ha chiuso le indagini contestando a tredici persone, a vario titolo, reati come abuso di ufficio, peculato, favoreggiamento e corruzione. Accuse che le difese hanno cercato di ribattere punto su punto: l’avvocato Gaetano Viciconte, difensore di Francesco Macrì, ha respinto l’accusa di peculato puntando sul fatto che Coingas non è un soggetto pubblico. A lui si sono allineati anche altri difensori. Ieri, alla fine, la decisione del gup. Oltre a Ghinelli, Rason, Cocci, Macrì e Amendola, andranno a processo Mara Cacioli (ex dipendente in pensione di Coingas), l’avvocato del comune di Arezzo Stefano Pasquini, l’amministratore di Coingas Franco Scortecci, il consigliere comunale Roberto Bardelli e il presidente di Arezzo Casa Lorenzo Roggi. In linea con le richieste della Procura anche le condanne. A influire sulla decisione del gup potrebbero essere stato il comportamento dei due imputati: Staderini per la collaborazione data alle indagini, Bigiarini per aver restituito 14mila 560 euro ottenuti per una delle consulenze finite al centro dell’inchiesta.