Il Vaticano accusato di ingerenza nel disegno di legge LGBTQ+ italiano

ROMA — L’influenza del Vaticano sulla politica italiana è stata messa in discussione dopo aver contestato una legge che renderebbe l’omofobia un reato.

Attivisti e alcuni politici hanno reagito con rabbia dopo che il Vaticano si è opposto a un disegno di legge che renderebbe la violenza e l’incitamento all’odio contro le persone LGBTQ+ e le persone disabili un crimine.

Il cosiddetto ddl Zan, intitolato ad Alessandro Zan, deputato del Pd di centrosinistra che ha avanzato la proposta di legge, è stato approvato alla Camera dei Deputati a novembre, ma è stato bloccato al Senato, dove è osteggiato dalla destra politica per motivi di libertà di espressione.

Gli oppositori temono che il disegno di legge potrebbe richiedere alle scuole di insegnare la teoria del genere e criminalizzare coloro che sposano l’insegnamento cattolico su argomenti come il matrimonio gay.

Il Vaticano ha storicamente usato il soft power per influenzare la politica italiana, in particolare su questioni sociali come le unioni civili, ma questa è la prima volta che il Vaticano si oppone formalmente a un progetto di legge.

Mette il presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha buoni rapporti con il Vaticano, in una posizione difficile. Mercoledì Draghi ha detto al Senato che la legge è una questione di competenza del Parlamento. “Siamo uno stato laico, non uno stato religioso. Il Parlamento è libero di discutere, ovviamente, e di fare leggi”, ha detto.

L’Italia, che è in ritardo rispetto ad altri paesi dell’Europa occidentale quando si tratta di legislazione sulla discriminazione, ha anche la sua reputazione internazionale da considerare. Martedì, si è unito ad altri 15 stati dell’UE nell’avallare una dichiarazione che condanna la recente legislazione anti-LGBTQ+ dell’Ungheria e sollecitando la Commissione europea ad agire.

Eppure, secondo un sondaggio della Commissione europea del 2019, solo il 68 percento degli italiani ha affermato che gli omosessuali dovrebbero avere uguali diritti, rispetto al 98 percento in Svezia e all’88 percento in Germania.

Il 17 giugno il Vaticano ha espresso le sue preoccupazioni sul disegno di legge in una comunicazione diplomatica formale nota come  nota verbale , sostenendo che il disegno di legge rischiava di violare i termini dei Patti Lateranensi, che hanno creato lo Stato della Città del Vaticano durante l’unificazione italiana e che protegge i cattolici’ libertà di espressione e organizzazione.

I politici di sinistra, tra cui il presidente della camera bassa del Parlamento, Roberto Fico, hanno  condannato l’intrusione negli affari di uno stato sovrano.

Vladimir Luxuria, attivista transgender ed ex deputato, ha definito la mossa del Vaticano “un pericoloso attacco alla laicità dello stato”, avvertendo “siamo una democrazia non una teocrazia”.

Gli attivisti LGBTQ+ hanno affermato che si trattava di un tentativo cinico di accantonare la legge.

Franco Grillini, presidente del gruppo per i diritti Gaynet, ha affermato che “il pretesto del Vaticano per dettare leggi all’Italia e interferire con il suo lavoro politico è inaccettabile. È completamente al passo con i tempi, l’Europa e le linee guida internazionali in materia di crimini d’odio e discriminazione».

Matteo Salvini, leader della Lega di estrema destra, ha accolto con favore l’intervento del Vaticano. Salvini ha proposto un disegno di legge alternativo che rende l’omofobia un’aggravante dei crimini violenti ma non prevede alcuna tutela per le persone transgender.

Raffaele Marchetti, professore di relazioni internazionali all’Università Luiss di Roma, ha affermato che l’intervento ha portato a galla tensioni che “erano state nascoste sotto il tappeto”.

“Il complicato rapporto tra Italia e Vaticano tende ad essere dimenticato”, ha detto. “Non si può abolire il trattato che ha unito due stati nel 19° secolo e regola in ogni modo il loro rapporto. L’approvazione del disegno di legge Zan avrebbe delle conseguenze, in quanto costringerebbe a rivedere quei trattati… dubito che questo Parlamento sia in grado di affrontare la questione». 

Un possibile esito è che il disegno di legge Zan venga annacquato per rimuovere alcuni degli elementi più controversi come la partecipazione delle scuole alle iniziative contro l’omofobia.  

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