Il debito di B.Mps sta registrano forti vendite oggi e secondo il database di Bloomberg si tratterebbe di un crollo a velocità record. Le vendite in atto, si legge su milanofinanza.it, non stanno toccando tutte le emissioni obbligazionarie della banca senese, dove il Mef è l’azionista di riferimento al 64%, ma solo i subordinati, soggetti ad un possibile assorbimento nel caso la banca veda il Cet 1 scendere sotto la soglia minima richiesta dalla Bce.
Mentre “le quattro obbligazioni di tipo senior preferred hanno visto i prezzi scendere mediamente dell’1,77% negli ultimi cinque giorni”, spiega a milanofinanza.it Giacomo Alessi, analista di Marzotto Sim, “ovvero poco o nulla, i quattro bond subordinati in scadenza nel 2028, 2029 e nel 2030 stanno calando del 15,4%”.
Nello specifico, il subordinato Lower Tier II con rendimento da cedola dell’8,5% e scadenza il 10 settembre 2030 ha perso il 16% del valore negli ultimi cinque giorni di scambi, ma il calo più significativo si è visto oggi, un -10%. Il prezzo è infatti passato da 95 di venerdì a 84-85 di questa mattina. Quale potrebbe essere la ragione per questa ondata di vendite?
Secondo Alessi, “gli investitori obbligazionari possono essere spaventati dal possibile spezzatino della banca”. Infatti il Mef vorrebbe cedere Mps a Unicredit, la quale, però, tentenna da diverso tempo anche perché Siena ha sulle spalle oltre 10 miliardi di possibili cause di cui quasi 4 miliardi in capo alla Fondazione Mps. In una delle ipotesi emerse di recente, vi è il possibile spezzatino del Monte, con Unicredit che rileverebbe le filiali al Nord, il Mediocredito Centrale quelle al Sud, mentre resterebbe in vita il marchio storico Mps in una banca regionale, Toscana, in mano alla Fondazione che, in cambio delle azioni, rinuncerebbe alle cause.
“Se così fosse, il mercato teme che i bond subordinati restino iscritti nel bilancio della nuova Mps, in portafoglio alla Fondazione, con la nascita di una banca ritenuta molto debole. Con l’effetto che i bond vengano alla fine assorbiti in un’eventuale prossima crisi. Sarebbe alla fine una risoluzione con l’istituto in amministrazione controllata”, spiega Alessi. Il tema è che il Mef deve uscire da Mps entro fine anno, come concordato con l’Ue e, senza la protezione dello Stato, gli investitori istituzionali iniziano a chiedersi chi si prenderà carico delle obbligazioni emesse dopo l’ultimo salvataggio dello Stato.
red/alb