Di Elena Dal Maso (Milanofinanza.it)
Il titolo Mps sale dell’1,2% a 1,18 euro per 1,18 miliardi di capitalizzazione, con il Ftse Mib incerto. La banca senese ieri ha pubblicato i conti, che hanno visto un utile di 119 milioni di euro contro attese di Equita Sim di un rosso per 44 milioni. Nonostante ciò, venendo da diversi bilanci in perdita e con una mancanza (shortfall) di capitale atteso dalla stessa banca per meno di 1 miliardo al 31 marzo 2021, il gruppo è stato spostato dalla grey list alla black list della Consob e dovrà pubblicare tutti i mesi gli aggiornamenti sulla situazione di capitale e sulle misure, rafforzamento patrimoniale o aggregazione, cui sta lavorando per mettersi in sicurezza.
La banca, guidata dall’ad Guido Bastianini, ha precisato che lo spostamento nella lista nera è dovuto al fatto che, come sottolineato anche dai revisori, c’è incertezza sulla continuità aziendale in relazione all’art 2446 del codice civile, che cita perdite superiori a un terzo del capitale. L’istituto senese si trovava nella lista grigia dal 2016.
Nel frattempo, nelle scorse ore è stata depositata al Tribunale di Milano la relazione del collegio sindacale nel procedimento penale, un volume di quasi seimila pagine firmato dai periti Gian Gaetano Bellavia e Fulvia Ferradini, nominati dal Gip, Guido Salvini, in relazione alle ingenti perdite su crediti (11 miliardi nel periodo 2012-2015), non comunicate al mercato prima degli aumenti di capitale.
I due periti erano stati incaricati di verificare la corretta contabilizzazione delle rettifiche risultanti da tre ispezioni di Bankitalia e Bce tra il 2012 e il 2017, nell’ambito del procedimento che vede indagati per falso in bilancio gli ex vertici di Mps, Alessandro Profumo, Fabrizio Viola e Paolo Salvadori.
Lo scorso ottobre lo stesso Tribunale di Milano ha condannato a 6 anni Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, imputati come ex presidente ed ex ad di Mps (che hanno presentato ricorso). Per i giudici “l’organismo di vigilanza, pur munito di penetranti poteri di iniziativa e controllo (…) ha sostanzialmente omesso i dovuti accertamenti”.
Nel documento dei periti appena depositato, che milanofinanza.it ha potuto leggere, i due esperti scrivono di “omesse svalutazioni per competenza di posizioni altamente problematiche” e che Mps era orientato a contabilizzare le perdite su crediti al loro verificarsi, cioè quando si erano conclamate, e non a valutare i crediti sulla base del loro valore di presumibile realizzo in ossequio al principio di competenza, considerando gli eventi di deterioramento al sorgere debitori”.
Nonostante questi avvertimenti ai nuovi organi sociali, scrivono i periti, “la situazione purtroppo non mutò e difatti, in esito alla revisione della qualità degli attivi della Banca (Aqr) condotta nel 2014, con riferimento al bilancio chiuso al 31.12.2013 e ovviamente nel pieno rispetto dei principi contabili, la Vigilanza ispettiva della Banca Centrale Europea, subentrata a quella della Banca d’Italia, censurò nuovamente ed ancora più incisivamente l’operato del gruppo Mps nel merito della valutazione dei crediti”.
La Vigilanza ispettiva aveva “nuovamente segnalato gravi criticità nella identificazione e valutazione dei crediti problematici anche ascrivibili, ancora una volta, all’inadeguata valutazione da parte del gruppo Mps delle garanzie reali immobiliari, al mancato puntuale aggiornamento delle stime, al mancato rispetto da parte degli “operatori del credito” interni alla Banca delle procedure interne, ancora rilevate come lacunose e non prudenziali anche sotto il profilo degli attivatori automatici di rischio”.
Alla fine i due esperti scrivono che “in estrema sintesi ed in relazione agli aumenti di capitale avvenuti in quegli anni è risultato che le rettifiche nette su crediti non contabilizzate per competenza negli esercizi… per complessivi 11.420,81 milioni, pari a 7.766,15 milioni al netto dell’effetto fiscale, sono di importo pressoché analogo agli intervenuti aumenti di capitale avvenuti fra il 2014 ed il 2015, ammontanti… 8 miliardi”.
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