Per Brescia e Bergamo probabile passaggio all’arancione, Puglia Liguria e Abruzzo verso la chiusura. Mille posti con gli ospedali da campo
di Tommaso Ciriaco e Giuliano Foschini
L’Italia cambierà presto, forse prestissimo, colore: rossa, con piccole macchie arancioni. Poco, quasi nulla, di giallo. Il governo, sulla base dei nuovi dati monitorati dalla cabina di regia e dalla richiesta di alcuni governatori, si prepara a una nuova, ulteriore, stretta: Abruzzo, Puglia, forse Liguria potrebbero diventare zone rosse. ll Veneto passare in arancione. Con una novità: all’interno delle stesse province, a tempo debito, alcune zone potrebbero subire un lockdown più leggero. È quello che ieri hanno chiesto a gran voce alcuni governatori che oggi incontreranno l’esecutivo. È quello che il ministro della Salute, Roberto Speranza, e quello delle Autonomie, Francesco Boccia, sono pronti a concedere.
La stretta
L’Abruzzo, su decisione del governatore Marco Marsilio che ha sfruttato una possibilità offerta dal Dpcm, ha fatto da solo: da domani entra in zona rossa. Scuole materne ed elementari aperte, vietati gli spostamenti e stesse regolamentazioni delle zone rosse. È quello che potrebbe accadere nelle prossime ore in Puglia. Ma il presidente Michele Emiliano, nonostante i proclama degli scorsi giorni e lo scontro sulle scuole con il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina (domani decide nel merito il Tar), non vuole prendersi la responsabilità della chiusura. «Deve decidere Roma » ha detto ai suoi, compreso all’assessore alla Salute, Pierluigi Lopalco, che dopo aver invocato la zona rossa ieri ha detto che l’Rt non sale.
Proprio l’Rt è ormai l’unico parametro (gli altri sono tutti rossi, per ogni regione) sulla quale si deciderà il grado di chiusura delle Regioni. Rischia di diventare rossa la Liguria, arancione il Veneto (che era giallo per uno 0,03).
C’è però chi chiede che le misure vengano attenuate. La regole è chiara: dopo una settimana si può chiedere revisione, a patto che il calo venga confermato anche nelle due settimane successive. Le prime a essere sottoposte a nuova valutazione saranno così, dal 20 novembre, Lombardia, Piemonte, Calabria, Valle d’Aosta ed Alto Adige, che dunque potrebbero uscire dalla zona rossa il 27 novembre. Toscana e Campania dovrebbero aspettare invece l’11 dicembre. Potrebbe accadere anche misure intermedie: e cioè che alcune province vengano liberate dal lockdown totale. In Lombardia è il caso di Bergamo e Brescia dove la situazione sembra migliore rispetto a Milano.
Le terapie intensive
Si è detto che il parametro sul quale si decideranno le prossime aperture o chiusure è l’Rt. I dati di ieri non sono incoraggiant: 27.354 nuovi casi con 504 morti. Salgono anche i ricoveri in terapia intensiva ma ieri il commissario Domenico Arcuri ha usato parole rassicuranti, spiegando che non ritiene ci sia una pressione ingestibile sui reparti per i pazienti più gravi. Secondo Arcuri, con i 3.765 ventilatori che ha distribuito i posti letto a oggi sono 9.106, con 9.919 però potenzialmente disponibili (805 ventilatori non sono stati ancora usati). Altri 1.393 macchinari sono pronti a essere inviati. Arrivando così, ha spiegato il commissario, a 11.312 posti letto attivabili, il 105 per cento in più rispetto all’inizio dell’emergenza. L’associazione dei medici anestesisti e rianimatori (Anaao) non è d’accordo: «Oggi – ha detto il segretario Palermo – non siamo in grado di andare, per dotazioni di personale, oltre i 7.500 posti. E la soglia del 30 per cento, indicata come livello di allarme per i pazienti Covid, è purtroppo ampiamente superata».
Gli ospedali da campo
Per questo, in queste ore Boccia e Speranza, insieme con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, con il coordinamento del Coi, il coordinamento operativo interforze, stanno allestendo circa mille posti letto negli ospedali da campo. Esercito, Marina e Croce Rossa stanno organizzando veri reparti (in grado anche di effettuare tamponi): 500 a Torino, gli altri in Abruzzo, Liguria, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta, Puglia e Molise. Il caso più delicato riguarda la Calabria, considerata un’emergenza delicatissima dal governo che, alla fine della settimana, con il ministro Boccia scenderà per verificare una situazione che li preoccupa molto. Al momento sono previsti cento posti letto negli ospedali da campo tra Crotone, Locri, Vibo Valentia e la provincia di Cosenza.