di Pierluigi Piccini
Roberto Barzanti in un articolo apparso sulla “Nazione” di Siena il 29 ottobre invita le politica ad avere un colpo d’ala in previsione di ciò che accadrà nel futuro in riferimento ai cambiamenti che stanno avvenendo in città. Bene! Parliamo del colpo d’ala. È facile dimostrare che l’attuale maggioranza di governo non è stata in grado di rappresentare i cambiamenti che la situazione imponeva, né tanto meno di progettare il futuro. Gli esempi potrebbero essere tanti. Il Piano Operativo con annesso Piano della Mobilità disegnano una Siena rivolta al passato. Gli strumenti urbanistici adottati sono lontani anni luce dalle riflessioni che impegnano oggi gli addetti ai lavori in realtà delicate come quella senese. Per non parlare della politica culturale, assente. Ciò che si è messo in campo è stata una rappresentazione di una sienetta da pro-loco, esattamente come ha proposto l’assessore Tirelli in un recente passato. I tanti sbandierati accordi con la Cina, Panama, Firenze, Perugia si sono rivelati semplici annunci. Patetici come il cubo di Gropius abbandonato in piazza del Duomo, o l’esposizione della Bauhaus al Santa Maria della Scala che ha dato l’impressione di essere più un deposito di mobili che un’esposizione d’arte. I mirabolanti accordi con Weimar si sono ridotti a tanto. Che dopo la mostra su Ambrogio Lorenzetti non si sia più prodotto nulla di significativo a livello locale. Una amministrazione che si è isolata all’interno come all’esterno della città mentre i soggetti istituzionali andavano avanti cercando di trovare soluzioni nelle proprie autonomie. Per amor di patria non voglio citare il famoso fondo di garanzia di Siena o senese. Ma non poteva andare differentemente. Quando si pensa di rappresentare il populismo, il generico sentire del popolo si rimane costantemente sotto il senso comune ed è inevitabile che accada ciò che è accaduto: un cortocircuito amministrativo. Si rimane ancorati alla retorica, all’ideologizzazione boriosa della città. Basti soffermarsi, a mo’ di simbolico esempio, sull’interpretazione che si ha del Palio e su aspetti non secondari della sua gestione. Quell’elmo del Capitano del popolo sempre in bella mostra non risponde effettivamente alla funzione, ma è sintomatico di come s’intende il proprio ruolo. E nel frattempo gli “apparati” e le esperienze importanti sviluppate nella società senese sono andati avanti, hanno avuto i loro riconoscimenti: dalle Università alle ricerche nel settore dei vaccini, il Centro di Immunoncologia dell’AOUS alla guida della Curia, ma non solo. C’è anche un mondo, giovanile soprattutto, che ha dovuto fare di necessità virtù e quando non ha trovato soddisfazione in patria è andato fuori Siena: un potenziale cui guardare e con il quale avere legami sistematici. Un mondo che non è stato rappresentato nelle varie nomine che si sono succedute in questi anni. Si è preferito, non casualmente, ridare spazio a vecchi gruppi di potere. Chi li ha gestiti rappresenta il mondo che non si rinnova, che non conosce uno stile diverso di amministrare e ricade nel già visto, nel già sperimentato che ha dato problemi non da poco a Siena facendo leva sulla solita logica trasversale. L’esclusione delle competenze senesi dalla gestione dell’amministrazione è costante: una per tutte è l’Università nei settori legati alle materie umanistiche. Si dice finito a Siena il “pensiero unico” – che non è mai esistito – e poi si organizza al Santa Maria della Scala un dibattito con personalità in vista nei media ispirandosi ad un fondamentalismo cattolico che cozza con l’azione dell’attuale Papa e con le aperture che esalta. È stata un’iniziativa per sancire una distanza senza avere di mira un arricchimento di discussione in sintonia ciò che si muove attualmente nella Chiesa. Questa è davvero chiudersi in un “pensiero unico”. Questi atteggiamenti trovano sfogo in consiglio comunale perfino nelle scorciatoie della toponomastica o in proposte che impegnano il Consiglio Comunale in discussioni ripetitive con il risultato di dividere secondo steccati eretti con un’anacronistica e schematica retorica che ha fatto il suo tempo. Altro che cambiamento! È più comodo un immobilismo che ribadisce improduttivi antagonismi e non aiuta a imboccare le strade nuove oggi necessarie: appunto quel colpo d’ala che la politica anche amministrativa dovrebbe ricercare se vuole essere all’altezza delle domande che le vengono rivolte e riacquistare la fiducia dei cittadini.
1- continua