Licei, almeno 4 ore al giorno

 

Il piano per le lezioni digitali. La bozza delle linee guida in caso di nuovi lockdown. Il modello Torino: 6 alunni per classe a casa a rotazione

Valentina Santarpia

 

C inque o sei studenti che, a rotazione, seguono le lezioni da casa per una settimana, mentre il resto della classe è in aula, a scuola. È il modello «Torino» quello a cui guarda il ministero dell’Istruzione per la didattica a distanza integrata delle scuole superiori: una modalità, quella delle lezioni online, che non viene più lasciata alla buona volontà di presidi e professori, ma che verrà regolamentata da linee guida già trasmesse al Consiglio superiore dell’istruzione per il via libera finale. Ci sono molti elementi di progettazione, nel documento: il punto di partenza è che, in caso di nuovo lockdown generale (o anche nel caso di chiusure di singoli istituti o territori) le scuole debbano essere pronte ad affrontare le lezioni online senza farsi cogliere impreparate. Quindi in via preliminare verrà effettuata un’analisi del bisogno, ovvero di quali strumenti e connessioni sono necessarie per far sì che tutto funzioni al meglio. Anche dal punto di vista della riservatezza: le scuole dovranno individuare una piattaforma che risponda «ai necessari requisiti di sicurezza dei dati a garanzia della privacy» e «risulti fruibile qualsiasi sia il tipo di device». Viene stabilito un monte ore minimo di didattica a distanza: 10 a settimana per le classi prime delle elementari, 15 per tutte le altre fino alla terza media, 20 (4 ore al giorno) per le superiori. Pure alle scuole dell’infanzia viene dedicato un paragrafo ad hoc, per specificare che le proposte favoriscano «il coinvolgimento attivo dei bambini». Tra gli obiettivi, anche quello di porre un’attenzione speciale agli alunni più fragili, e quindi considerare fondamentale la presenza online di disabili e ragazzi con bisogni educativi speciali. Il ministero punta alla formazione dei docenti perché siano preparati in informatica, ma anche nella gestione emotiva degli alunni. Il primo banco di prova? Saranno le scuole superiori, dove la didattica integrata — cioè a distanza e in presenza — potrà essere usata da settembre per garantire il distanziamento tra alunni. Ci sono istituti, come il D’Azeglio di Torino, dove non c’è possibilità di ricavare aule in più. E quindi ecco la soluzione: «Abbiamo nove classi su 37 con 26-27 ragazzi — spiega la vicepreside Chiara Fornaro — Abbiamo deciso che ogni settimana a rotazione 5-6 ragazzi per classe lavoreranno a distanza. Se c’è qualcuno che vive lontano da Torino o ha esigenze particolari, ne terremo conto. Le prime sono state escluse. E abbiamo rafforzato la connessione».

Una soluzione a cui ha guardato con interesse la ministra Lucia Azzolina per attuare proprio la didattica integrata. Che avrà anch’essa regole precise, inserite nei regolamenti scolastici. Tra le indicazioni, quella per i docenti di «predisporre un adeguato setting d’aula virtuale evitando interferenze tra la lezione ed eventuali distrattori». E quella per le scuole di istruire gli alunni «sui rischi derivanti dall’utilizzo della Rete» e del cyberbullismo. Prescrizioni anche per i voti: i professori dovranno considerare «non il singolo prodotto, quanto l’intero processo», evitando che lo studio sia «un riduttivo studio a casa del materiale assegnato».

 

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