Tra le accuse all’ex presidente Anm l’aver ostacolato il procuratore di Firenze nella corsa per Roma
Antonella Mollica
Il magistrato Luca Palamara, ex presidente dell’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, indagato a Perugia per corruzione, dovrà rispondere anche di aver tramato contro il procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo nella corsa per guidare la Procura di Roma. È quanto emerge dai capi di incolpazione firmati dal procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi nell’affaire sulle nomine pilotate.
Martedì prossimo Palamara, insieme a cinque consiglieri togati del Csm e all’ex sottosegretario Cosimo Ferri, dovrà comparire davanti alla sezione disciplinare del Csm per difendersi dall’accusa di aver tentato di ostacolare vari colleghi in corsa per incarichi direttivi: avrebbe tenuto un «comportamento gravemente scorretto» nei confronti dei magistrati che avevano presentato domanda a Roma (oltre a Creazzo c’era il procuratore generale di Firenze Marcello Viola e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi) enfatizzando tramite «dossier», «vicende ipoteticamente ostative» o «prefigurando illeciti». Nell’atto di incolpazione si mette in relazione la «strategia di discredito» di Palamara con le esigenze personali di Luca Lotti, deputato del Pd. L’ex ministro renziano sarebbe stato particolarmente interessato alla successione della Procura di Roma dal momento che era coinvolto nell’inchiesta Consip.
Al centro degli atti trasmessi dalla Procura di Perugia al Csm c’è la famosa riunione notturna il 9 maggio 2019 all’hotel Champagne di Roma con l’allora deputato del Pd Ferri, Lotti e i cinque componenti del Consiglio Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre (tutti e tre della corrente di Magistratura indipendente), Gianluigi Morlini e Luigi Spina (di Unicost).
Il trojan inoculato nel telefono di Palamara dai pm di Perugia registra le conversazioni del gruppo. Si scopre così che Lotti partecipava alle discussioni sul futuro capo dell’ufficio inquirente che avrebbe voluto processarlo: «Si vira su Viola ragazzi» una delle frasi di Lotti intercettate. E Spina, riferendosi a Creazzo, aggiunge: «Te lo dobbiamo togliere dai c…prima possibile». Palamara parla dell’esposto a Genova di un pm di Firenze: «Gli va messa paura con l’altra storia». In quella riunione avrebbero così deciso di sostenere la candidatura di Viola, in contrapposizione a Lo Voi, considerato troppo vicino a Pignatone.
Palamara per difendersi dalle accuse ha presentato una lista di 133 testimoni. Il suo obiettivo sarà dimostrare che quella era la prassi che regnava per le nomine. Palamara si difenderà sostenendo «la totale estraneità di Lotti agli orientamenti maturati da Unicost e Mi sul profilo professionale ritenuto più meritevole» e che nel maggio 2019 «la Procura di Roma aveva già fatto le scelte processuali su Lotti e quindi ogni futura scelta non avrebbe potuto influire sulla sua posizione».
Nella lista testimoni di Palamara c’è anche il sostituto procuratore che avrebbe presentato l’esposto a Genova contro Creazzo in merito alla gestione di alcune inchieste e il procuratore aggiunto Luca Tescaroli.
La tormentata vicenda della nomina a procuratore di Roma si è conclusa lo scorso marzo quando il Csm ha nominato l’outsider, Michele Prestipino, braccio destro di Pignatone, che fino al momento dello scandalo non era neppure entrato in gara. Viola e Creazzo, sostenendo che Prestipino non aveva i requisiti per essere nominato, non avendo mai diretto una procura o una direzione distrettuale antimafia, hanno presentato ricorso al Tar. L’udienza è stata fissata il 16 dicembre.