Racconto la storia e le fiabe italiane ai nipotini su Skype

Le favole e gli episodi del passato per i più piccoli. I messaggi degli amici Lettere da Trieste con la bora, mentre il mondo combatte l’epidemia
di Paolo Rumiz
Stamattina ho appeso fuori dalla porta un foglio con su scritto:«Miricorderò di voi quantotutto sarà finito. Di voi che avete smantellato la sanità pubblica per finanziare centri di estetica e ora tuonate contro lo Stato perché mancano respiratori. Di voi farisei che, mentre pontificavate sulla vita, mettevate il profitto davanti alla vita stessa, e la difesa dei beni davanti a quella delle persone. Di voi, che ci avete coperto di veleni e lasciato desertificare l’Italia dei borghi; e di voi, volonterosi partigiani dell’economia del saccheggio, dello scarto e dello spreco, che avete delocalizzato in Asia e tolto lavoro alla nostra gente. E di voi, che avete coperto tutto questo, facendoci credere che il problema fossero gli immigrati, quando siete stati i primi a chiamarli per ingrassarvi il culo. E soprattutto di voi, ultraliberisti da talk show, che avete smantellato cultura e senso del dovere,obbligandoci a gestire questa emergenza più con la polizia che con l’educazione civica. E infine di voi, che anche ora, nel momento estremo, seminate zizzania e bugie per coprire di  fango chi senza clamore si spende per soccorrere gli ultimi».
Scritto d’impeto, dopo avere letto un report agghiacciante sulle responsabilità dell’ecatombe a Bergamo, epicentro dell’infezione, con centinaia di morti al giorno. Ho due figli lontani, ciascuno con un nipotino. Uno nelle Langhe in Piemonte, l’altro in Svizzera. Il primo non è mai stato così contento di vivere in campagna.«Fino a  ieri gli amici mi chiedevano: “ma come fai a vivere lì senza nemmeno un cinema?” e oggi sono io che chiedo loro come fanno a vivere in città, senza la natura accanto». Michele sa che, con una creatura di quattro anni, avere del verde dove sgambare è impagabile. Ora ci sentiamo più di prima, via Skype o Whatsapp. Stasera, su un tavolo pieno di tessere di legno colorato e bandierine, eccomi in collegamento video a spiegare al piccolo, affamato di storia, come Annibale ha battuto i Romani in battaglia, arretrando. Mi guarda, affascinato. Ma il “clou” della giornata è al mattino, quando lui è ancora aletto eal nonno —che perl’occasione indossa turbante e mantello — tocca il racconto della fiaba. Storie italiane mirabilmente asciutte, raccolte da Calvino. Mostri, metamorfosi, incantesimi. Un mondo antico che non ha ancora dimenticato che a governarci sono spesso forze misteriose, complesse e sconosciute.
24marzo
«Non ce la fai a stare chiuso a casa?», si chiede su Facebook Azra Nuhefendi?, bosniaca in Italia. «Sei annoiato da tv e videogiochi? Preoccupato perché mangi troppo? Bombardato da messaggi, stanco di disinfettarti e fare la fila ai negozi? In crisi di nervi perché i bambini sono insopportabili e non puoi uscire a far jogging, o angosciato da strade vuote e silenzio? Bene. Ora immagina che ti tolgano il gas. Niente cottura, niente riscaldamento, niente acqua calda. Immagina di avere l’elettricità tagliata: niente luce, telefono, computer, tv; niente scuola online, niente tele-lavoro, niente ascensore; e niente acqua, nemmeno per la toilette. Immagina che il termometro sia sotto zero e di camminare per casa condieci strati di roba. Immagina che, invece di aspettare nella fila del supermercato, sei in fila con i bidoni per prendere acqua a tre chilometri da casa. Immagina che invece di fare jogging devi tagliare l’albero di un parco per scaldarti o stare in fila ore per un pacco di aiuti umanitari. Immagina che sei ferito mentre fai la fila per il pane o colpito da un cecchino mentre vai a respirare in terrazza. E che, invece del silenzio, hai granate che cadono ogni  treminuti.Ecco, è Sarajevo durante l’assedio».
Ha nevicato dai Balcani alla Spagna, e io menesto al caldo a preparare una torta salata col frigo pieno. Di cosa ti lamenti, europeo? Iclandestini in arrivo proprio qui, in questi giorni estremi, da posti come la Siria,ce lo  ricordano oggi più di prima.Ci dicono che siamo fortunati, che è mille volte meglio ammalarsi di Coronavirus in Italia che in Iraq. Forse per questo i profughi danno fastidio. Perché vorremmo essere liberi di piangerci addosso. E ci rifiutiamo di credere che potremmo anche noi diventare degli indesiderati, come già accade a molti dei nostri, rimasti senza lavoro grazie a Brexit o a questa fottutissima peste. E magari migranti, perché no.Come sono già  di fatto, da quattro anni, le genti terremotate d’Appennino.
25marzo
Diretta-web anche con l’altro nipotino a Zurigo, che fa giusto sette anni. Un mattacchione che parla quella specie di ostrogoto che si chiama svizzero- tedesco. Gli hanno chiuso le scuole appena da una settimana. Dalle sue parti si può girare ancora liberamente per strada. Mi sa che gli svizzeri si sentono un po’ troppo al sicuro con la loro sanità-modello e le loro assicurazioni. Il piccolo studia musica con un trombone più grande di lui e sempre via web ci suona il tema di Jurassic Park con gli occhi incollati allo spartito. Crescere con la musica dentro, che meraviglia! E mentre il papà cucina in diretta i Kaiserschmarren per colazione, lui narra che ha raccolto aglio orsino sulle sponde del torrente Wildbach, sopra casa, per farne un ottimo pesto. «Buonissimo, nonno!».
Oh certo. Guai se non ci fosse il web in questo isolamento, provvidenziale surrogato dell’incontro. Ma un caustico pamphlet che ho sul comodino — Narcisismo digitale di Pablo Calzeroni, ed. Mimesis — spiega come la Rete veicoli anche fiumi di detriti (fake news, cortocircuiti narcisistici, paranoie complottiste, algoritmi di sorveglianza) che hanno sopraffatto le aspettative di una rinascita generale delle intelligenze. Siamo in realtà immersi in una cacofonia di fondo. Come dire che, quando tutto sarà finito, dovremo affrontare sfide immani, ma con la nostra presenza in carne e ossa, dando contenuti umani alla politica che è stata svuotata da interessi più grandidi noi. Esserci, con ilcorpo. Perché all’Europa non basta una moneta. Ha anche bisogno d iun corpo.
26marzo
«Caro Andrea, ti scrivo alle quattro del mattino. So che a Zurigo c’è il sole, ma nevica in tutto il Mediterraneo e qui a Trieste soffia furiosamente. La bora, alla lunga, snerva e toglie il sonno. E,  se ti svegli nel cuore della notte, i pensieri ti sommergono. A quell’ora, quando tace il web, vedi più lucidamente. Siamo troppo bombardati da numeri che inducono a un’ansia sterile più che al ragionamento. Se così non fosse, il resto d’Europa non ci avrebbe messo tanto a capire il pericolo.
È impressionante che i francesi abbiano fatto baldoria fino a ieri e persino indetto elezioni (ora hanno gl iscrutatori ammalati!). Eppure le notizie non hanno mai viaggiato così veloci. A Parigi non potevano dire che non sisapeva. Il sospetto è che il sistema non tolleri il libero pensiero. Pensare deprime i consumi. Ma io che me ne faccio di mille analisti se manca un visionario? Che me ne faccio di una Rete che veicola spazzatura ansiogena e di una scienza incapace di incutere spavento su ciò che accade? Io non ho mai visto così lontano come quando ero sul mio faro nel Mediterraneo, in un’isola deserta senza né telefono né Internet.
Ma come si fa a non sentire l’evidenza che urla le sue ragioni con le raffiche di questo inverno fuori stagione? Castigo di Dio, si sarebbe detto un secolo fa. Com’è possibile accorgersi della realtà solo se diventa emergenza? Tremo per questa Unione in cui non vedo nessuna  voce levarsi e dare un’informazione pacata, autorevole, univoca. Tutti in ordine sparso. A Sud pecchiamo di imprevidenza, ma a Nord peccano di arroganza. Con gli svedesi che ora superano tutti, col ministro della salute che spiega che a loro, razza superiore, non accadrà nulla e tutto continua come prima. Ah com’è comodo pensare che il male venga sempre dall’esterno. O dirsi europei quando le cose vanno bene. È adesso che vi aspetto al varco. Sai, figlio mio, la notte, con la bora a cento, sembra che migliaia di demoni e geni della lampada cicircondino per sussurrarci cose all’orecchio. A Nord solo il vento atlantico e il Foehn sono minimamente paragonabili a questa furia che si trascina dietro dieci fusi orari di steppe e deserti da Est.
Alba livida. Leggo il vecchio Oswald Spengler, L’eclissi della Terra del tramonto , uscito alla fine della Grande Guerra, e trovo molti punti di contatto con l’oggi. Diventeremo una colonia di potenze altrui? La Cina, che ci ha contagiato tutti, già riparte mentre noi siamo lì come pugili suonati. Non credo sia una sconfitta delle democrazie, ma dell’individualismo sfrenato cui ci ha indotto la sottomissione della politica all’economia dello spreco. Mai come oggi, ne esce chi sa cantare in coro. Ti abbraccio. Baciami la tua Chiara. Il compleanno di Federico è stato bellissimo».
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