Ormai ridotto al ruolo di triste umarell – gli anziani nullafacenti che mani dietro la schiena guardano i cantieri dicendo la loro –, Matteo Salvini ha detto la sua sull’epidemia del Coronavirus attaccando il ministro Speranza e il governatore della Toscana Rossi che “accomunati dalla stessa ideologia culturale e politica fanno a gara a chi minimizza di più su questo drammatico tema”. Testuale. Poi lo hanno avvertito che nella “sua” Lombardia, e nel Veneto di Luca Zaia, cioè in amministrazioni accomunate “dalla stessa ideologia culturale e politica”, c’è ma tu guarda “un drammatico tema”. Dopo essersi nascosto in un tombino si è azzittito per poi ricomparire a Milano con la coda tra le gambe alla conferenza stampa del “suo” presidente della Regione Attilio Fontana e degli assessori competenti. Dopodiché lo avrebbero visto ingoiare un cucchiaio di Nutella come profilassi al virus dell’imbecillità politica, però a quanto pare inguaribile. Infine il solito attacco a Conte che gli serve come alka-seltzer prima di andare a nanna. Commentare Salvini è come sparare sulla croce rossa (per restare in argomento), anche se questa volta perfino le sue nocive emissioni vocali possono servire a qualcosa. A ricordarci che: 1. Nella presente situazione è bene ascoltare esclusivamente chi sa: e dunque prima di tutto i virologi e tutti coloro, nel campo della sanità, che per conoscenza ed esperienza sono in grado di spiegare e gestire l’epidemia. 2. Che, fino a prova contraria, il ministro della Salute e le Regioni, di ogni “ideologia”, hanno fatto e stanno facendo tutto ciò che è necessario ad arginare un’emergenza purtroppo globale. 3. Che i politici di ogni risma, in campagna elettorale permanente, farebbero cosa buona e giusta a mettersi sulla bocca, al posto della mascherina protettiva, un grosso tappo di sughero ben sigillato, per una quarantena all’occorrenza estendibile.
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