Il vento di Tripoli. La tempesta di Tripoli e il vento del Pd

La situazione in Libia agita la politica italiana. Il caos a Tripoli dove, a seguito degli scontri degli ultimi giorni, è stato proclamato lo stato d’emergenza e dove, sebbene la nostra ambasciata sia rimasta aperta, alcuni concittadini sono stati evacuati, preoccupa in particolare per i suoi risvolti sulla crisi dei migranti, unico tema di reale interesse per la politica italiana rispetto al Paese africano, scrive Vincenzo Nigro. La destabilizzazione nella capitale libica rivela, precisa Stefano Folli, la nostra incapacità ad affrontare una crisi, tanto che mentre Macron si propone come nemico numero uno del governo gialloverde e punta a indebolire Al Serraj, perché è evidente che il governo di Parigi è uno dei principali protagonisti della crisi in atto, il ministro dell’Interno Matteo Salvini annuncia che escluderà “interventi militari che non risolvono nulla”. Sul fronte della guerra interna al Pd, intanto, il fuoco amico contro Zingaretti sui social fa proseliti, al punto che una pagina Facebook di un ultrà renziano, come racconta Concetto Vecchio, ha lanciato accuse contro il governatore del Lazio: “Vuole i 5Stelle dentro i dem”. Lui reagisce: “Schifezze”. E propone, come candidato unico (per il momento) alla segreteria del partito, una rete con Gentiloni, cattolici e sindacalisti. “Ma c’è un tessuto vecchio da strappare per correre al congresso e presentarsi nuovi all’opinione pubblica”, avverte Goffedo De Marchis. A guardare con simpatia al centrosinistra, dalla festa dell’Unità di Ravenna, c’è anche il presidente della Camera Roberto Fico, primo grillino nella tana dei dem: “Ma alleati mai”, precisa l’inviata Annalisa Cuzzocrea. I militanti, però, non credono a intese future (“Belle parole, le dica a Conte e Di Maio”).

L’inchiesta di cronaca la firmano Enrico Franceschini, Anais Ginori, Oriana Liso, Ettore Livini, Tonia Mastrobuoni e Federico Rampini, raccontandoci la sfida delle città per salvare i centri storici dal modello Airbnb. Fra case acquistate da abbienti turisti e appartamenti ceduti a giornata, i centri d’arte e le capitali affrontano il dramma dello spopolamento. Una battaglia, quella dei sindaci, combattuta tra sovrattasse e tentazioni “sovraniste”. Perché il denaro non è tutto e l’anima (anche quella di una città) non ha prezzo.

 

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/