SALVINI FERMI I NUOVI COMUNISTI.

 

Non si può governare un Paese con l’odio sociale. Nella sua rincorsa a contrastare l’ascesa di Matteo Salvini, Luigi Di Maio sta spostando il baricentro del governo sempre più a sinistra. Ma una sinistra ideologica e veterocomunista, ben oltre il Pd. In un’intervista a La Verità , ieri ha confermato di volere mettere mano nelle tasche dei pensionati, che lui chiama «d’oro» ma che in realtà sono dei benestanti in linea – sia pure al ribasso – con i redditi percepiti durante l’età lavorativa. Prima aveva messo l’asticella del furto di Stato a cinquemila euro, ora l’ha abbassata a quattromila, domani chissà, perché come noto i ladri non si pongono limiti. Non avendo mai lavorato un giorno in vita sua, Di Maio odia tutto ciò che è un successo altrui. Le sue infauste previsioni sul futuro di Mediaset – cosa senza precedenti da parte di un ministro in carica nei confronti di un’azienda privata – ieri hanno fatto crollare il titolo in borsa del Biscione, che in poche ore ha perso cento milioni di capitalizzazione, soldi sottratti allo sviluppo e quindi al mercato del lavoro (senza contare il danno ai piccoli risparmiatori). Questo ministro è un pericolo, pensa che governare sia come stare tutto il giorno a spararle grosse su Facebook. Ieri ha detto che le banche sono come la mafia. Ora, che le banche non siano stinchi di santo è noto ma restano – a differenza di Cosa nostra – l’architrave delle società moderne. Se chiudono le banche si torna nelle caverne, cosa peraltro teorizzata in tempi non lontani dal suo maestro Beppe Grillo quando propose la «decrescita felice». Non si governa odiando le imprese, disfacendo il Jobs act che è l’unica cosa passabile fatta dal governo Renzi. Nel «decreto dignità» annunciato ieri sono infatti contenute norme per impedire i contratti a termine, che non saranno il massimo ma sono pur sempre meglio della disoccupazione. E contemporaneamente, nella stessa legge, si puniscono gli imprenditori che, disperati, delocalizzano all’estero, rendendoli di fatto prigionieri delle utopie grilline. Mi fido di Salvini, non di questi neo comunisti. E mi domando fino a dove la Lega sarà disposta ad assecondare scelte che vanno contro la sua storia, ma soprattutto contro la sua gente che non vive di rancori né nella realtà virtuale tanto cara ai soci grillini.
Il Giornale.
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