di Pierluigi Piccini
Da tempo ho fatto il quadro della decadenza culturale della città sotto la Giunta Valentini, di come le modalità approssimative e senza rispetto per la storia di Siena e la professionalità degli operatori rappresentino i principali ostacoli alla crescita culturale. Ma il problema vero è la mancanza di strategie, di proposte, a medio e lungo termine.
Un problema questo che ha soffocato i festival di teatro (per citarne solo alcuni Voci di Fonte, Contemporaneamente Barocco o il tentativo multiespressivo di Siena Festival) o di cinema (Campo e Controcampo, Visionaria), proprio perché i festival hanno bisogno di una programmazione lunga, di periodi organizzativi anche annuali e non di messe in pratica sbrigative ed estemporanee. Ma la mancanza di programmazione e di idee concrete di medio periodo riguarda anche la politica regionale in fatto di cultura, la miopia della vicepresidente verso i territori estranei al capoluogo di regione è evidente ancora di più verso la nostra – e sua – città. Una Regione dovrebbe fare programmazioni pluriennali, dovrebbe permettere così una crescita ragionata e distribuita su tempi lunghi degli operatori che potranno così dare seguito ai loro progetti, conoscendo anche la presenza o meno e l’entità dei finanziamenti regionali con largo anticipo. Se una regione non lo fa gli enti locali devono prendersene l’onere e l’onore. Questo Valentini non ha fatto, dando anzi maggiore precarietà alle proprie linee progettuali. Questo invece faremo noi.
Valentini ha usato di volta in volta metodi sempre diversi: bandi pubblici, distribuzioni a pioggia, concertazioni singole, piccole elargizioni. Personalmente metterò in piedi un sistema premiante certo che sappia giudicare i singoli progetti e non i singoli soggetti. L’amministrazione dovrà fare delle scelte e saprà rivendicarle, gli operatori saranno così spronati a proporre il meglio ed in cambio avranno la possibilità di una programmazione di medio-lungo termine.
Ma la crescita non verrà solo da questo. Ho in mente una Siena che pone al centro la formazione e la creazione di lavori e professionalità in campo culturale ed artistico. Ed il Santa Maria della Scala non può restare fuori da questa rivoluzione tante volte promessa e mai attuata negli ultimi anni. Laboratori di restauro (anche del contemporaneo), archivi digitali sulla storia della città e sui suoi tesori, centri di documentazione legati al teatro, al cinema, alle arti visive. Professionalità nel campo della curatela e dell’allestimento di mostre ma anche nel campo del sonoro e della musica potranno formarsi a Siena, garantendo da un lato una crescita nell’offerta di istruzione e formazione ai senesi ed ai tanti che vedono ancora nel nome di Siena una garanzia didattica ed artistica. Dall’altro potremmo avere a disposizione professionisti nuovi e giovani che metteranno ciò che apprendono al servizio delle attività culturali della nostra città, siano queste organizzate dal pubblico che dal privato. Anche tutto questo era nel progetto originale del Santa Maria della Scala ed una delle buone pratiche che dovremmo riscoprire.