Elezioni 2018, il day after di Mediaset: tonfo in Borsa, ora il Biscione trema.

Maglia nera del listino milanese, perde il 5,5% e brucia in una seduta 200 milioni del suo valore (81 milioni la perdita virtuale di Fininvest)
Il flop elettorale di Forza Italia costa oltre 80 milioni in un giorno a Silvio Berlusconi. E mette nelle mani di Matteo Salvini non solo la guida del centrodestra ma pure un pezzo del futuro delle aziende di famiglia di Arcore. I numeri di Piazza Affari parlano chiaro. Mediaset è stata la maglia nera del listino milanese perdendo il 5,5% e bruciando in una seduta 200 milioni del suo valore (81 milioni la perdita virtuale di Fininvest). Il risultato del voto ha spiazzato il mercato su tre fronti: l’ex-Cav – azionista di riferimento della società – ha perso quel ruolo di kingmaker a Roma che in passato, complici le leggi ad personam, ha regalato sonni tranquilli ai soci del Biscione; il Nazareno-bis, considerato da molti una sorta di polizza sulla vita per le tv di Cologno, è impraticabile nei numeri; la vittoria del Movimento 5 stelle – e questo è il vero incubo a Villa San Martino – rischia di consegnare al “partito che vorrebbe distruggerci” (copyright di Fedele Confalonieri) la guida del governo. Aggiungendo al danno la beffa se a puntellare l’esecutivo pentastellato, come possibile, fossero proprio i voti di Salvini.

Mediaset, ovviamente, getta acqua sul fuoco. La coalizione di centrodestra – si consolano gli uomini più vicini a Berlusconi – ha sfiorato il 40% e potrebbe riuscire a trovare una maggioranza. L’ex-Cav, proprio per tutelare il suo patrimonio, si terrà stretta la Lega per continuare – anche se per interposta persona – a dare le carte. L’esito del voto però arriva in un momento delicatissimo. I francesi di Vivendi hanno provato a scalare il Biscione e in portafoglio hanno il 29,9% delle tv dell’ex-premier. Fininvest ha chiesto a Parigi 3 miliardi di danni e le parti stanno cercando un armistizio che potrebbe coinvolgere pure Telecom. Partita in cui la politica ha giocato e potrebbe giocare un ruolo determinante. Il governo Gentiloni – in ottica anche di un Nazareno-bis – si è schierato senza se e senza ma al fianco di Mediaset in questa battaglia. E gli interventi di Agcom e Antitrust sono stati decisivi per salvare Cologno dal blitz francese. Le urne però hanno sparigliato il tavolo. Il Pd pare fuori gioco, Berlusconi deve cedere il timone della coalizione a Salvini. E Arcore rischia di trovarsi con le spalle scoperte, sia sul fronte delicatissimo con Parigi, sia sul dossier di possibili intese con Telecom.

La situazione, ammettono a Cologno, potrebbe addirittura precipitare in caso di nascita di un governo a guida M5s. Fedele Confalonieri, al riguardo è stato tranchant: “Hanno un programma dirigistico e totalitario – ha detto -. I limiti che vogliono mettere alle televisioni sono incredibili, potremmo avere il 10% di un canale e basta”.

Il programma dei grillini, in realtà, è più sfumato. Ma di sicuro non è filo-Biscione: prevede una revisione della Gasparri (“congegnata dal centrodestra per tutelare Berlusconi”, spiega il documento) e delle soglie nei singoli mercati oltre a provvedimenti contro gli editori impuri. Non solo. I pentastellati hanno duramente criticato il soccorso del governo Gentiloni a Mediaset nella guerra a tutto campo con Bolloré: “E’ un intervento inappropriato, specie dopo che l’esecutivo non ha fatto nulla contro l’aggressiva scalata di Vivendi a Telecom Italia” hanno messo nero su bianco i rappresentanti del Movimento nella commissione trasporti e comunicazione. Frasi che da sole bastano a giustificare l’apprensione con cui Arcore e i soci Mediaset seguiranno nei prossimi giorni le consultazione del presidente Sergio Mattarella.

Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/