La Regione vuole ridurre la spesa su farmaci e personale. Oggi l’incontro coi vertici del Meyer.
G.G.
Tagli alla spesa farmaceutica, tagli al personale ospedaliero. La Regione annuncia la stretta alle aziende sanitarie, ma dal mondo medico e infermieristico parte la controffensiva. Le dieci sigle dell’intersindacale medica, veterinaria e sanitaria della Toscana si coalizzano e alzano le barricate dopo che il nuovo direttore dell’assessorato regionale alla salute, Monica Calamai, ha convocato, venerdì scorso, i dirigenti delle principali aziende sanitarie, e oggi convocherà quelli del Meyer, per annunciare gli imminenti tagli ai due capitoli di spesa.
«L’intersindacale — recita una nota — non può che esprimere forte preoccupazione e contrarietà rispetto ad una decisione che sembra essere una esclusiva della Toscana. Da troppo tempo continuiamo a mantenere ad alto livello la qualità degli standard assistenziali a costo di gravosi sacrifici. Turni di lavoro oltre i limiti normativi, decine di migliaia di ore di straordinario non retribuite e anni di ferie arretrate non fruite. Se questa decisione andrà avanti saranno inevitabili forti tagli ai servizi, a partire dai centri periferici, dove già le risorse sono ridotte all’osso e i professionisti che si vorrebbero tagliare già non ci sono più ormai da anni».
Dopo la stretta sulle spese farmaceutiche, messa in atto nei mesi scorsi, a sollevare la reazione dei sindacati è l’annuncio dei tagli al personale. L’intersindacale parla di 45 milioni di euro in meno, anche se dalla Regione, pur ufficiosamente, smentiscono la cifra e parlano invece di assestamenti minimi. La cura dimagrante sul bilancio, partita nel 2017, sarebbe anche collegata ai mutui sui quattro nuovi ospedali toscani (circa 150 milioni di euro l’anno di costo), il cui peso sarebbe passato dalla fiscalità generale della Regione al bilancio della sanità. A creare stupore tra i sindacati è poi il fatto che la spending review sul personale dovrebbe essere risparmiata proprio a quelle Regioni, come la Toscana, che hanno i bilanci in regola, in base a un emendamento all’ultima finanziaria fatto approvare dal deputato Pd Federico Gelli. «È evidente il disegno della Regione — incalzano i sindacati, che chiedono un incontro urgente con l’assessore Stefania Saccardi — di trasferire alla sanità privata parte consistente delle attività sanitarie».
Un attacco durissimo, cui fa sponda, la provocazione della Cisl-Fp: «Venite nei reparti e poi vediamo se avete il coraggio di parlare ancora di tagli — dice il segretario toscano, Marco Bucci — ci vuole personale e il turn over va coperto. I nostri infermieri e operatori socio sanitari sono allo stremo, ci vuole personale e il turn over va coperto. La stragrande maggioranza dei reparti è in forte crisi». Proprio ieri, a Careggi, è entrato in carica il nuovo direttore generale, Rocco Damone. A lui toccherà gestire il capitolo delle assunzioni annunciate a dicembre dall’ex dg Monica Calamai, che oggi, cambiato ruolo, è stata incaricata dal governatore Rossi di dare una tirata di cinghia a assunzioni e turn over. «Analizzerò gli accordi caso per caso», annuncia Damone, senza sbilanciarsi. Ma da Careggi, dove nei giorni scorsi Cgil ha protestato per le promesse non ancora mantenute, i rumors parlano di un dg intenzionato a rispettare i patti presi dall’azienda con infermieri e operatori e addirittura convinto a chiedere nuovo personale medico per i dipartimenti di oncologia e di neurochirurgia. «Basta prendere in giro i toscani: mancano medici e infermieri», tuona il consigliere regionale M5S, Andrea Quartini; gli fa eco Stefano Mugnai, Forza Italia, che parla di «carenti numeri del personale medico ed infermieristico».
«Se dovessi applicare gli standard nazionali nei miei dipartimenti, anziché tagliare dovrei assumere — spiega Carlo Palermo, direttore della medicina interna dell’Asl Toscana Sud Est e sindacalista di Anaao — Se il turnover viene bloccato, dovrò tagliare sulle attività ambulatoriali. Così aumentano morbilità e mortalità. E poi chi glielo dice ai cittadini? Per non parlare del fatto che se si fa meno ambulatorio poi si ricovera di più e si spende di più». Dello stesso avviso Corrado Catalani, segretario regionale del settore medico di Fp-Cgil: «Si parla di tagliare le spese farmaceutiche, ma come? Si dice che i medici di famiglia prescrivono troppi antibiotici, ma al contrario sta emergendo il problema del sotto-dosaggio che crea resistenze, infezioni problematiche, quindi ricoveri ospedalieri, quindi costi maggiori, oltre che mortalità». «Il problema — prosegue Catalani — è che il risparmio, anziché essere fatto attraverso progetti mirati assieme ai professionisti per risolvere le singole criticità, avviene attraverso tagli lineari decisi dall’alto, con le scelte che vengono centralizzate in modo esasperato. Nella speranza vana che poi chi subisce i tagli si inventi, non si sa come, il modo per mantenere inalterata la qualità dell’assistenza».