paolo g. brera,
Carancini ha chiesto di “farsi carico del dolore della città” e di non fare più la manifestazione di sabato. Ci sarà un evento nazionale in una data ancora da decidere.
Sentono aria di battaglia, ed eccoli qui a costringere decine di agenti in tenuta anti sommossa a presidiare una città emotivamente devastata, dopo la tragedia di Pamela e la follia nazista di Traini. Martedì i centri sociali, ieri CasaPound, oggi Forza Italia ( e forse Salvini, che sarà nelle Marche per un tour elettorale già organizzato). Sabato, ancora i centri sociali: hanno risposto picche all’appello accorato del sindaco Romano Carancini, che ha provato a chiedere un minimo di responsabilità.
Il sindaco si è rivolto a tutti con un messaggio su Facebook: «I prossimi giorni sono più delicati di quelli terribili passati. Chiedo a tutti di farsi carico del dolore e dello smarrimento della mia città. Si fermino tutte le manifestazioni, si azzeri il rischio di ritrovarsi dentro divisioni o possibili violenze. Mi appello alle donne e agli uomini, ai giovani, ai movimenti, alle associazioni, ai centri sociali, ai partiti, per sospendere spontaneamente ogni pur legittimo desiderio di far sentire la propria voce».
Il sindaco ha convinto Anpi e Arci, Cgil e Libera, che hanno rinunciato aderendo sia pur con qualche malumore « all’appello, seppur tardivo», ma «pretendendo che Macerata non diventi luogo di attiva presenza neofascista » e che si vietino «le iniziative annunciate da Fn, Casapound e da tutti i seminatori di razzismo ». Che non sia una resa ai neofascismi lo assicura il vice segretario Pd, Maurizio Martina: «Condividiamo l’idea di una manifestazione antifascista nazionale contro ogni intolleranza, violenza e xenofobia » . Ma la data non c’è ancora.
Per i centri sociali, invece, quella del sindaco è «una posizione irricevibile, che pone sullo stesso piano le iniziative neofasciste e la grande manifestazione di condanna di quanto accaduto » . Corteo confermato, dunque, e le adesioni, su Facebook, sono già più di tremila.
La vigilia è tutt’altro che serena. Ieri, gli agenti hanno dovuto presidiare il centro per la “ conferenza stampa” del leader di Casapound, Simone Di Stefano, preceduta martedì da un blitz dei centri sociali: per contestarne l’ospitalità in un bar hanno sfoderato fumogeni e sciarpe sul volto, dito medio e persino un « ti taglio la gola» a un commerciante.
Erano una trentina i ragazzi dei centri sociali, sconosciuti ai cronisti locali; e una trentina anche i militanti di Casapound. Di Stefano li omaggia con un « un saluto romano collettivo » e un comizio su pena di morte e espulsioni «in Libia», se hanno commesso reati «sperando trovino i carcerieri che meritano».
Oggi, invece, tocca a Fn abbeverarsi nella città insanguinata da Innocent, dai suoi complici e da Traini. E c’è l’incognita Salvini, che potrebbe approfittare del calendario elettorale favorevole per un’escursione a Macerata. Intanto, ieri il Guardasigilli Andrea Orlando ha visitato i feriti nel blitz biasimando «un pazzo fascista che disonora il nostro tricolore, la nostra bandiera infangata da una persona contraria ai valori della Costituzione». Pure il vescovo, Nazzareno Marconi, chiede di rinunciare « a fiaccolate, cortei e veglie: sapete il grande valore che do alla preghiera, e il rifiuto di strumentalizzarla » . Chi vuole dare un segno, «metta una candela sul davanzale».