par condicio BERTI e il pd
F inora dovevamo sperare in una campagna elettorale civile, lontana dai toni violenti, che non fosse la simulazione di una guerra civile perché a forza di simulare poi ci si comincia a credere davvero, senza ululati e urla belluine. Adesso dobbiamo sperare che la campagna elettorale non piombi nel ridicolo e nel grottesco, perché stiamo cominciando proprio male. È infatti di ieri la notizia che esponenti del Pd si sono molto indignati per una vergognosa violazione delle regole della par condicio e hanno scritto un esposto per sanzionare la Rai, colpevole di aver manomesso platealmente e con dolo le norme della campagna elettorale. Qualche leader del partito avverso si è forse infilato nelle trasmissioni di massimo ascolto per lanciare messaggi subliminali al popolo elettore? Qualche tenebroso hacker russo ha cominciato la sua subdola campagna di disinformazione a base di fake news per condizionare il voto degli italiani il prossimo 4 marzo? No è accaduto che in una pepata trasmissione di informazione e soprattutto di satira e divertimento politico, Un giorno da pecora , condotta su Radiouno da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, Orietta Berti ha detto che voterà il Movimento 5 Stelle condendo la sua dichiarazione di voto con apprezzamenti positivi sull’aspetto fisico di Luigi Di Maio. Esposti, proteste, indignazione. Ma davvero: il Pd che si scaglia contro Orietta Berti accusandola di voler falsare il risultato elettorale? Non è possibile, deve essere anche questa una fake news. E invece no, è tutto vero.
La fine del senso del ridicolo rischia di gravare sulla campagna elettorale. Sembra incredibile che si possa credere alla geometrica potenza propagandistica di Orietta Berti e che si invochi un’applicazione fiscale delle norme della par condicio in una trasmissione radiofonica nota per la sua scanzonata ironia e i cui conduttori sono stati presi a bersaglio da Michele Anzaldi, che del Pd porta la voce. Eppure è accaduto, e potrà accadere anche nei prossimi giorni. Una campagna elettorale che si nutre di congiuntivi sbagliati, di spelacchi e di leggi le più varie da abolire non si ferma nemmeno davanti alla barca che finché va di Orietta Berti, la quale si sentirà frastornata da questa improvvisa fiammata di celebrità politica. A quando la polemica su una modella, su un influencer di Instagram, su un attore di b-movie, sui servizi metereologici che non rispettano la par condicio. O forse, una volta partita così rapidamente la corsa al ridicolo, tipo la proposta di obbligare i giornalisti che partecipano alle trasmissioni di dichiarare la loro affiliazione politica, alla fine ci si accorgerà dell’assurdo e si rientrerà nei binari di una normale campagna elettorale. Un campanello suonerà.
La fine del senso del ridicolo rischia di gravare sulla campagna elettorale. Sembra incredibile che si possa credere alla geometrica potenza propagandistica di Orietta Berti e che si invochi un’applicazione fiscale delle norme della par condicio in una trasmissione radiofonica nota per la sua scanzonata ironia e i cui conduttori sono stati presi a bersaglio da Michele Anzaldi, che del Pd porta la voce. Eppure è accaduto, e potrà accadere anche nei prossimi giorni. Una campagna elettorale che si nutre di congiuntivi sbagliati, di spelacchi e di leggi le più varie da abolire non si ferma nemmeno davanti alla barca che finché va di Orietta Berti, la quale si sentirà frastornata da questa improvvisa fiammata di celebrità politica. A quando la polemica su una modella, su un influencer di Instagram, su un attore di b-movie, sui servizi metereologici che non rispettano la par condicio. O forse, una volta partita così rapidamente la corsa al ridicolo, tipo la proposta di obbligare i giornalisti che partecipano alle trasmissioni di dichiarare la loro affiliazione politica, alla fine ci si accorgerà dell’assurdo e si rientrerà nei binari di una normale campagna elettorale. Un campanello suonerà.