La città, ma soprattutto i parenti della vittima, poi, la donna che è ancora tetraplegica e spera nel miracolo di una difficile guarigione, infine, i moltissimi feriti, a cinque mesi dalla terribile notte di piazza San Carlo, attendono una risposta giudiziaria che chiarisca le responsabilità di quella tragedia. Ora, la procura di Torino si appresta a formulare ipotesi di reato che potrebbero coinvolgere gran parte dei vertici cittadini in un’accusa molto grave, quella di omicidio colposo. C’erano due strade che i magistrati avrebbero potuto imboccare. La prima, la più facile, era quella di rispondere all’inquietudine dell’opinione pubblica con un giustizialismo sommario e frettoloso, offrendo uno o più capri espiatori alla condanna, peraltro preventiva, dei cittadini. La seconda, la più comoda, era quella di far prevalere il timore delle conseguenze, politiche e amministrative, di una indagine così delicata, sull’esigenza di un accertamento rigoroso delle responsabilità. Bisogna dare atto alla procura torinese di aver evitato entrambe queste tentazioni, resistendo alle sollecitazioni di chi lamentava presunti ritardi e presunte prudenze insabbiatrici, come di chi suggeriva cautele speciali per speciali protagonisti della scena pubblica cittadina. La democrazia liberale, come diceva Norberto Bobbio, esiste se c’è l’assoluta trasparenza delle decisioni e l’assoluta divisione dei poteri. Torino deve avere l’ambizione di dimostrarlo.
La Stampa – LUIGI LA SPINA – 03/11/2017 pg. 1 ed. Nazionale.