I santi e l’Annunciazione nelle tavole di Mariotto.

La Galleria dell’Accademia tra nuove acquisizioni e problemi di spazio Hollberg: “Per due giorni lavorerò da casa, ho lasciato il mio ufficio ai revisori”
FULVIO PALOSCIA
Luci e ombre dalla Galleria dell’Accademia. Che presenta nuove importanti acquisizioni — quattro tavole dipinte dal quattrocentesco Mariotto Di Nardo e un busto di Giovanni Battista Niccolini a firma dello scultore toscano dell’Ottocento Lorenzo Bartolini — il giorno dopo il blitz-spogliarello del fantomatico «performer» davanti alla tribuna del David: «È stato denunciato. Un evento ridicolo, triste, giustamente sepolto dalla bellezza di queste opere che entrano nel nostro patrimonio» taglia corto la direttrice Cecilie Hollberg, che plaude all’autonomia concessa dalla riforma, «ci ha permesso di acquistare con velocità le opere di Mariotto prima che potessero interessare altri: senza le nuove disposizioni, avremmo dovuto passare dal Ministero, allungando pericolosamente i tempi, col rischio di veder sfumata l’opportunità». Il neo della Galleria, dice la Hollberg, rimane l’assenza cronica di spazi, che rende difficile anche i lavori all’aria condizionata che durante l’estate si è guastata creando disagi: «Un esempio? Giovedì e venerdì verrò sfrattata dal mio ufficio, dove dovranno riunirsi i revisori dei conti: sarò obbligata a lavorare da casa, a fare homeworking. L’Accademia di Belle Arti è disposta a cederci alcuni suoi spazi in cambio di altri che andrebbero individuati sempre in zona, più volte ho cercato di sensibilizzare le istituzioni a riguardo. Ma tutto dovrebbe avvenire in tempi rapidi perché, lo ripeto, stiamo soffrendo della carenza di spazi. Mi auguro dunque che l’impianto di climatizzazione possa essere funzionante entro la prossima estate, ma a queste condizioni non saprei».
Avventurose e contraddistinte da coincidenze e legami sono le storie delle nuove acquisizioni. I due sportelli su fondo oro di Mariotto Di Nardo, raffiguranti due coppie di santi — Giovanni Battista con Nicola di Bari e Antonio Abate e con Giuliano — sono stati acquistati allo stand dell’antiquario Matteo Salamon all’ultima Biennale fiorentina per 300 mila euro; contemporanemente Angelo Tartuferi, vicedirettore del museo, aveva individuato due lunette, raffiguranti l’Annunciazione, dello stesso artista: sono risultati essere la parte superiore degli sportelli, da cui sono stati asportate in epoca non precisata; l’Accademia li ha acquistati per 170 mila euro, avviando così la ricomposizione di un tabernacolo di notevoli dimensioni, forse commissionato dai Corsini. «Si tratta nel complesso — aggiunge Hollberg — di valutazioni economiche in linea con i valori di mercato interno per i dipinti dei Primitivi, e sottostimate se le opere fossero andate sul mercato internazionale. L’acquisto richiede una variazione di bilancio, meritatissima».
Il busto realizzato da Bartolini — che a lungo frequentò lo studio parigino di Jacques Louis David — è legato a doppio filo alla storia dell’istituzione fiorentina e alla città. Il modello in gesso è infatti conservato alla gipsoteca dell’Accademia, e raffigura il tragediografo a cui è stato dedicato il vicino teatro (un tempo «Del Cocomero»). Della scultura — che immortala Niccolini con uno sguardo accigliato, a simboleggiare il suo impegno politico oggetto di non poche polemiche — si erano perse le tracce: presente in una catalogo delle opere di Bartolini redatto dall’allievo Eliso Schianta, si era poi dissolta nel nulla, salvo ricomparire sul mercato pochi anni fa, e infine allo stand dell’antiquario Giovanni Pratesi ancora all’ultima Biennale dell’antiquariato. Dove è stata acquistato dall’Associazione amici della Galleria dell’Accademia, di recente formazione, che poi l’ha donata al museo.
Fonte: La Repubblica, www.repubblica.it/