Dodici lungometraggi e un mediometraggio, una trentina di film scritti e mai realizzati per censure politiche e ostracismi produttivi ma anche per una personale intransigenza morale. Molti successi e riconoscimenti internazionali, dalle nomination agli Oscar al Leone d’Oro alla carriera, dal Globo d’Oro al Nastro d’Argento.
L’impegno politico inteso come strumento per le conquiste democratiche della società italiana. L’idea di un cinema, costruito sulla potenza evocativa dell’immagine, che contribuisca a formare una coscienza civile. Il legame affettuoso con Fondi, la sua città natale, e con la cultura contadina. La scoperta e la valorizzazione di volti e corpi (Silvana Mangano, Lucia Bosé, Marina Vlady, Raf Vallone) che alimenteranno per decenni l’immaginario collettivo degli spettatori.
L’attenzione protofemminista al ruolo della donna nella società e la messinscena di un eros gioioso. La dedizione nei confronti dei suoi allievi di recitazione e regia.
Questo volume su Giuseppe De Santis – che raccoglie saggi originali, testimonianze di registi, un ricchissimo apparato iconografico e il celebre soggetto inedito I fatti di Andria, un progetto di film mai girato – viene pubblicato in una nuova versione accresciuta a cento anni dalla nascita e a venti dalla morte del regista, uno dei padri fondatori del neorealismo e, prima ancora dell’approdo dietro la macchina da presa, il più acuto e battagliero critico cinematografico italiano dei primi anni ’40.