FEDERICO RAMPINI
Non solo Ryanair. Dietro i guai della compagnia irlandese che continua a tagliare voli creando disagi ai passeggeri, è tutto il modello low cost a soffrire un “vento contrario”. Soprattutto dove la ripresa economica è più solida, dove il mercato del lavoro è meno depresso, viene meno uno degli ingredienti: la debolezza contrattuale dei dipendenti, la loro disponibilità a lavorare a qualsiasi condizione. È tanto più evidente se si allarga lo sguardo oltre il trasporto aereo. Il concetto low cost nasce negli Stati Uniti, patria del mercatismo, in un’epoca di esaltazione dei benefici della concorrenza. In America la parabola ha già imboccato una curva discendente. Il caso emblematico è la grande distribuzione. Low cost per eccellenza è la catena di ipermercati Walmart che per generazioni ha dominato la scena, un’icona dell’American Way of Life. I grandi magazzini Target hanno seguito una strategia simile. Prezzi bassissimi. Prevalenza del made in China. Per un ceto medio afflitto da impoverimento strisciante, con un potere d’acquisto fermo o declinante da decenni, fare la spesa low cost era quasi obbligato. Per far quadrare i conti, però, doveva essere low cost anche la manodopera locale. I salari di Walmart erano talmente bassi che molta della forza lavoro poteva richiedere sussidi del Welfare: finiva sotto la soglia ufficiale della povertà. L’intero modello si reggeva su un equilibrio precario, perché se è vero che il discount aiuta chi ha poco potere d’acquisto, lo stesso meccanismo distrugge posti di lavoro nazionali con le delocalizzazioni in Cina, e deprime le buste paga di chi ci lavora dentro. È la perversione che ormai denuncia perfino il Fondo monetario internazionale. Nell’ultimo World Economic Outlook gli esperti del Fmi sono tornati su questo tema: «Precarietà e part-time frenano l’aumento degli stipendi. In molte economie avanzate, la crescita dei salari nominali resta marcatamente sotto i livelli precedenti la grande recessione del 2008-2009». Ora però il vento è cambiato. Da più di un anno Walmart ha dovuto alzare i salari, altrimenti non trova più candidati per lavorare come fattorini e cassiere: con la piena occupazione i rapporti di forza cambiano a favore dei lavoratori. Target di recente ha annunciato a sua volta consistenti aumenti salariali.
La logica del modello low cost include un abbassamento dei diritti. Walmart per anni fece una guerra spietata contro i sindacati, in certi vietando ai dipendenti di iscriversi a una Union. Nel caso di Ryanair questo avviene importando una legislazione meno avanzata, orari di lavoro più lunghi o ferie più corte, oltre che salari più bassi. Il colpo fatale è venuto dalla sentenza della Corte di Giustizia europea, secondo cui in caso in caso di controversie sul lavoro i tribunali competenti non sono quelli irlandesi, come ha sempre imposto Ryanair, ma quelli del Paese dove si è assunti. Colpisce il parallelismo con la maxi-elusione fiscale che ha per protagonisti i Padroni della Rete, Apple Google Amazon. A modo loro, si sono applicati una logica low cost auto-riducendosi le imposte, spremendo condizioni di favore da governi compiacenti come quello irlandese. Anche in campo fiscale il modello low cost sta incontrando ostacoli: è in atto una controffensiva degli Stati.
Non tutte le low cost sono uguali. Nel trasporto aereo la Norwegian, che sta portando la concorrenza tariffaria sulle rotte atlantiche, non ha seguito la Ryanair sul terreno “irlandese”, ma rispetta le normative nazionali sul lavoro. L’America insegna inoltre che una retromarcia dal modello low cost può avvenire per le ragioni sbagliate: perché aziende più inefficienti riescono a far prevalere la logica oligopolistica. È quel che accade nel trasporto aereo Usa, dove le low cost sono state ricacciate in una nicchia (Jet-Blue, Southwest, Alaska airlines). Qui le vecchie compagnie aeree a colpi di fusioni e acquisizioni hanno costruito un oligopolio dove tre giganti dettano legge: United, Delta, American Airlines. Il risultato è meno concorrenza, meno scelta, tariffe più care e servizio scadente. In questo caso la colpa è dei governi che hanno smesso di proteggere il consumatore e hanno indebolito l’antitrust.