di Mario Ascheri
Sono trascorsi trecento anni dal Palio eccezionale del 1717 per Violante di Baviera, nuova governatrice di Siena. Probabilmente per essersi fortemente concentrata sul delicato e molto discusso problema della «sicurezza» in tempo di Palio, per ora superato senza problemi particolari, Siena ha trascurato questa ricorrenza: in altri tempi si sarebbe auspicato a questo punto un palio straordinario, ma sarebbe realistico oggi?
È stato comunque un vero peccato dimenticarlo, perché l’eccezionalità dell’evento fu evidente.
La principessa Violante di Baviera, vedova dal 1713 di Ferdinando primogenito di Cosimo III il 12 aprile del 1717 giunse a Siena per governare la città e lo «Stato nuovo» infeudato ai Medici dopo la caduta della Repubblica. Lei, unitamente al principe Mattias del secolo precedente per motivi di Palio, è l’unico personaggio ad aver ricoperto quell’incarico rimasto largamente noto a Siena. Si pensi che il suo nome ricorre con una relativa frequenza nei battesimi senesi ancora oggi — come avvenne sin dal Settecento.
Il motivo di tale fama sul lungo periodo è riconducibile a un bando del 1730 (promulgato a gennaio, e quindi nel 1729 secondo il calendario fiorentino e senese che si chiude a marzo, ndr ) che reca il suo nome e con cui si definirono i confini tra le Contrade, ormai stabilizzatesi in 17. Fino ad allora l’incertezza era stata causa di conflitti continui per le aree di confine in cui ogni Contrada poteva «battere il tamburo» ed esercitare la «questua», cioè richiedere contributi ai residenti. Quel testo è tuttora in vigore, sia pure con infinite discussioni come si può immaginare per talune modifiche intervenute nel tessuto edilizio e viario. La durata dei problemi ha accresciuto la notorietà di Violante, ma ci sono altri buoni motivi per ricordare quel lontano Palio del 1717.
Le testimonianze per accertarne la meticolosa preparazione e lo svolgimento, manoscritte e anche a stampa proprio per la sua importanza, sono molte e sono state ricordate anche recentemente.
Vero o meno che fosse, a Siena si pensò che la presenza contestuale di tante principesse alla corte di Firenze fosse poco gradita a Violante, che venne pertanto interpretata come poco amante dei fiorentini e, pertanto, «naturale» amica dei senesi.
Tra i tanti, era di questa opinione Ludovico Sergardi, l’ecclesiastico meglio noto con il nome di battaglia del raffinato poeta Quinto Settano, allora personaggio illustre a Roma, ideatore di un famoso carnevale e rettore della fabbrica di San Pietro e committente di due belle incisioni (oggi presenti ovunque, riprodotte) dovute ad Annibale Mazzuoli dedicate all’ingresso solenne di Violante nel Campo e poi al Palio in suo onore. E fu lui a raccomandarsi anche che non si pensasse a correre soltanto una «asinata»: lei a suo avviso meritava ben di più.
Fu quindi un Palio preparato con cura particolare e per desiderio di Violante stessa spostato dal 29 giugno originariamente fissato al 2 luglio. Siccome questo era ormai quello organizzato sin dal 1656 a spese dei nobili «Festaioli» di Provenzano, quello loro, ormai «ordinario» (anche se non si usava questa categoria, recente) fu rinviato al 4 luglio. Il 2 luglio fu volutamente organizzato con grande solennità dal Circolo degli Uniti, cioè dei nobili senesi allora associati nella ‘Nobil Conversazione del Casino’.
Quel Palio doveva essere espressivo di tutta la città e occasione di apparati festivi da parte delle Contrade molto elaborati anche per tener conto della presenza augusta di Cosimo III.
L’affidamento al Casin dei nobili di quel Palio non fu casuale. Per la prima volta allora le Contrade furono obbligate a fornire i nomi dei Protettori, ci ha detto Aurora Savelli nella sua ormai classica monografia su Siena. Il Popolo e le Contrade, mettendo a contatto anche più stretto di quanto non fosse il rapporto nobiltà-Contrade.
In questo modo, però, diveniva anche più contraddittoria e stridente con l’evidenza dello sviluppo sociale l’esclusione dalla nobiltà, e quindi dalle funzioni di governo cittadino e dello Stato, della parte più dinamica e intraprendente della cittadinanza. Eppure essa era stata ancora ribadita dalle pratiche oligarchiche, ormai trionfanti dal 1680, che avrebbero avuto in pochi decenni effetti devastanti sul numero e la consistenza delle famiglie nobili senesi.
Nella sua storia, Siena ha avuto successo con le prassi politiche aperte, non con le ricorrenti chiusure escludenti dalle decisioni gran parte della cittadinanza.
- Mercoledì 13 Settembre, 2017
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