La tesi è smentita dai dirigenti di Area Dem. «Uscire è sbagliato, la battaglia si fa da dentro sulla legge elettorale», va ripetendo Franceschini ai suoi. Ma il disagio degli ex Margherita è forte e non solo perché i posti certi nelle liste, visto il gelo con Renzi, saranno distillati col contagocce.
Il primo luglio un «big» come David Sassoli era alla manifestazione di Pisapia e adesso lavora per un nuovo centrosinistra che non recida le radici dell’Ulivo: «Chiudersi è un errore». Sassoli (per ora) resta nel Pd, ma è pronto a portare in dote a Campo progressista le 250 mila preferenze pescate nell’Italia centrale alle Europee. Pierluigi Castagnetti condensa in un tweet il timore di nuove divisioni: «Prepariamoci a un agosto penoso per il dibattito politico. E a settembre chi rimetterà insieme i cocci?».
Il capogruppo dem Ettore Rosato, per quanto convinto che Martino sia uscito «per motivi personali», sa cosa lo aspetta: «La mobilità è inevitabile, altri deputati potrebbero lasciare per Mdp. Chi capisce di non avere margini per la ricandidatura può fare scelte simili, dettate dall’opportunità». Nelle ultime ore il Pd ha perso pezzi a La Spezia e Senigallia e ora i vertici di Mdp attendono «altre novità» da Sicilia, Emilia-Romagna, Campania. «Una emorragia quotidiana – annota Enrico Rossi -. Dopo le elezioni siciliane altri arriveranno, forse anche dall’area di Franceschini». C’è chi guarda a Beppe Fioroni e l’ex ministro ammette che sì, «c’è un malessere diffuso».
Roberto Speranza ha lavorato settimane per strappare Martino al Pd e dimostrare che il movimento dei fuoriusciti non è una «ditta» in miniatura, ma può diventare un approdo sicuro anche per i cattolici. E lui, che si dice ancora un «amico fraterno di Dario», non nasconde che ad allettarlo sia stata «l’offerta politico professionale di diventare responsabile comunicazione di Mdp». Toccherà a Martino gestire l’incontro chiarificatore tra Speranza e Pisapia, se davvero le rispettive diplomazie riusciranno a combinarlo entro giovedì. «Con la vocazione di Renzi all’autosufficienza l’elettorato storico si sta frammentando – è l’analisi di Martino -. Il disagio è profondo e se parte il treno di Pisapia molti lasceranno il Pd per salirci».
Corriere della Sera – Monica Guerzoni – 02/08/2017 pg. 8 ed. Nazionale.