«Il libro giusto per Renzi? Cent’anni di solitudine».

 

Il centrosinistra
Franceschini dopo il passaggio a Mdp dell’ex portavoce Martino Tra i dem il timore di altri addii. Rosato: mobilità inevitabile
CAPALBIO (grosseto) Nel borgo maremmano caro agli intellettuali di sinistra Dario Franceschini è venuto per parlare di libri. Il ministro ai Beni culturali schiva le domande di attualità, ma si concede una battuta piena di senso politico: «Il libro che consiglierei a Renzi? Cent’anni di solitudine …». La citazione di García Márquez strappa l’applauso del pubblico di Capalbio Libri e conferma la sofferenza di Franceschini riguardo alla linea dell’autosufficienza. L’aria nel Partito democratico è davvero «irrespirabile», come ha denunciato Piero Martino? Qui l’autore di Disadorna , il nuovo libro che uscirà a settembre, preferisce non rispondere, visto il mix «di politica e amicizia» che lo lega all’ultimo fuoriuscito. La fuga a sorpresa dello storico portavoce di Franceschini costringe i renziani a interrogarsi. Martino ha davvero sbattuto la porta, come malignano i fedelissimi dell’ex premier, per una questione di soldi e poltrone? No, il timore che serpeggia è che il deputato sia entrato in Mdp per verificare l’agibilità politica nel nuovo movimento, magari su mandato dello stesso ministro ai Beni culturali. Quasi un pesce pilota nel mare del Transatlantico, che si sarebbe tuffato a sinistra per indicare la strada ai compagni.
La tesi è smentita dai dirigenti di Area Dem. «Uscire è sbagliato, la battaglia si fa da dentro sulla legge elettorale», va ripetendo Franceschini ai suoi. Ma il disagio degli ex Margherita è forte e non solo perché i posti certi nelle liste, visto il gelo con Renzi, saranno distillati col contagocce.

Il primo luglio un «big» come David Sassoli era alla manifestazione di Pisapia e adesso lavora per un nuovo centrosinistra che non recida le radici dell’Ulivo: «Chiudersi è un errore». Sassoli (per ora) resta nel Pd, ma è pronto a portare in dote a Campo progressista le 250 mila preferenze pescate nell’Italia centrale alle Europee. Pierluigi Castagnetti condensa in un tweet il timore di nuove divisioni: «Prepariamoci a un agosto penoso per il dibattito politico. E a settembre chi rimetterà insieme i cocci?».

Il capogruppo dem Ettore Rosato, per quanto convinto che Martino sia uscito «per motivi personali», sa cosa lo aspetta: «La mobilità è inevitabile, altri deputati potrebbero lasciare per Mdp. Chi capisce di non avere margini per la ricandidatura può fare scelte simili, dettate dall’opportunità». Nelle ultime ore il Pd ha perso pezzi a La Spezia e Senigallia e ora i vertici di Mdp attendono «altre novità» da Sicilia, Emilia-Romagna, Campania. «Una emorragia quotidiana – annota Enrico Rossi -. Dopo le elezioni siciliane altri arriveranno, forse anche dall’area di Franceschini». C’è chi guarda a Beppe Fioroni e l’ex ministro ammette che sì, «c’è un malessere diffuso».

Roberto Speranza ha lavorato settimane per strappare Martino al Pd e dimostrare che il movimento dei fuoriusciti non è una «ditta» in miniatura, ma può diventare un approdo sicuro anche per i cattolici. E lui, che si dice ancora un «amico fraterno di Dario», non nasconde che ad allettarlo sia stata «l’offerta politico professionale di diventare responsabile comunicazione di Mdp». Toccherà a Martino gestire l’incontro chiarificatore tra Speranza e Pisapia, se davvero le rispettive diplomazie riusciranno a combinarlo entro giovedì. «Con la vocazione di Renzi all’autosufficienza l’elettorato storico si sta frammentando – è l’analisi di Martino -. Il disagio è profondo e se parte il treno di Pisapia molti lasceranno il Pd per salirci».

 

Corriere della Sera.