Di fronte alle migrazioni
L’inconsistenza dell’Europa
di Giuseppe Fiorentino
Ben poca cosa è il risultato del vertice a tre svoltosi a Parigi tra Francia, Italia e Germania se poi il tutto si risolve nella definizione di un codice per regolare le attività delle ong che operano nel Mediterraneo. Gli altri due punti qualificanti al vaglio dei ministri degli interni riuniti nella capitale francese — l’apertura di porti alternativi a quelli italiani per lo sbarco dei migranti e il ricollocamento dei profughi nei paesi dell’Unione europea — sembrano infatti destinati a non trovare applicazione concreta.
A poche ore dalla conclusione del summit parigino, si sono registrare le prese di posizione della Francia e della Spagna che hanno chiaramente dichiarato l’indisponibilità dei porti di Marsiglia e Barcellona per l’attracco delle navi di soccorso. È stata poi la volta dell’Austria, che ha prospettato lo schieramento dell’esercito al Brennero se non dovesse diminuire il flusso di migranti dall’Italia.
Proprio Francia e Spagna solo pochi giorni fa avevano espresso solidarietà all’Italia, alle prese con una crisi senza precedenti. E poche settimane prima il presidente Macron, entrando all’Eliseo, aveva parlato della necessità di un rilancio dell’Unione europea. Un’Unione europea che, detto per inciso, sta dando veramente una pessima immagine di sé: nella mattinata di oggi, 4 luglio, solo una trentina di parlamentari erano presenti a Strasburgo per partecipare alla seduta plenaria dedicata alla crisi migratoria e alla conclusione della presidenza maltese del Consiglio europeo. Un panorama che senza esitazioni si può descrivere come desolante, tanto che il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha duramente apostrofato i membri dell’Europarlamento definendoli «ridicoli».
Ma in fondo cosa ci si può aspettare dai parlamentari europei se i governi dei loro rispettivi paesi non riescono a dare una prospettiva concreta al concetto di unione, insito nel progetto europeo? Quale è l’Unione europea che il presidente francese intende rilanciare se poi, al di là delle dichiarazioni di intenti, il vicino viene lasciato da solo a gestire una situazione senza precedenti?
Indubbiamente nelle scelte della Francia, come in quelle della Spagna, dell’Austria e di tutti quei paesi che in questi mesi sono rimasti sordi alle richieste italiane, pesano valutazioni, peraltro legittime, dettate dallo scenario interno. Ma con questi presupposti il traguardo dell’integrazione europea rimane solo un vago miraggio.
E in mancanza di un interlocutore affidabile in Libia con cui stringere, a suon di miliardi, un patto simile a quello raggiunto con la Turchia che ha chiuso la cosiddetta rotta balcanica — un accordo molto criticato dalle organizzazioni umanitarie — all’Italia restano solo gli appelli alla solidarietà ai partner europei, appelli finora caduti nel vuoto.
E così, mentre l’Europa discute, i migranti continuano a partire e a morire. L’Organizzazione internazionale delle migrazioni ha oggi quantificato in 2247 le persone annegate dall’inizio dell’anno mentre tentavano di raggiungere le coste europee. Molte altre sono pronte a partire. Allo stato attuale non possono esserci alternative: queste persone devono essere salvate e accolte. Da tutti i paesi.
(©L’Osservatore Romano, 5 luglio 2017)