La candidatura di Tononi e gli “orologiai”.

Infinity-Time1

di Pierluigi Piccini

Vogliamo provare a mettere giù qualche appunto, in forma provvisoria, per inquadrare la candidatura di Tononi a presidente del Mps: proviamoci! All’inizio e scusandomi, non posso non ricordare alcuni episodi che mi riguardano direttamente. All’epoca, la competizione fra finanza cattolica e quella laica, era molto forte, D’Alema, e non solo lui, ha cercato di costruire un polo di riferimento finanziario di natura laica, gli episodi sono così tanti (incontro D’Alema, Cuccia ad esempio) che non conviene neppure citarli. Siena era una variante “impazzita” per i PDS in questo disegno. Così come lo era per i poteri finanziari: la città voleva essere autonoma e aveva portato la competizione e lo scontro sul loro stesso terreno, inaccettabile! La competizione fu persa, la perdo, per diversi motivi, ma le responsabilità più grandi sono in capo ai dirigenti locali, senesi e fiorentini, che non capirono il livello dello scontro in atto e cosa poteva significare per il futuro di Siena e della Toscana.
Arriva Mussari, affidabile, il partito si ricompatta sulle promesse che si chiamano BNL prima e San Paolo poi. Mussari oscilla fra il mondo della finanza laica e quello della finanza cattolica (alla Tremonti), per diventare completamente subalterno a quest’ultima; dall’operazione Antonveneta in poi. Continuo a dire che il periodo che va dal 2006 al 2008, con la ristrutturazione del potere economico finanziario, deve essere ancora studiato e approfondito. Periodo che viene caricato dagli “orologiai” dai nomi di: Prodi, Bazzoli e Guzzeti. Il Monte ne esce distrutto da questa incapacità gestionale dei vertici toscani del PD, troppo “furbi” e lasciati giocare da chi vuole avere il controllo della Banca senese.
Periodo che vede al vertice del Comune il sindaco Cenni. Cenni lascia fare non si intromette, si ritaglia un suo spazio e utilizza le disponibilità finanziarie, enormi, per consolidare il suo potere mentre a livello locale si consolida il famoso “groviglio armonioso” termine felicissimo per descrivere quel periodo. Ma siamo sicuri che sia Cenni a gestire i rapporti con la Fondazione (Mancini ) e la Banca? Io sono più tentato a dire Fabio Borghi, Daniela Bindi e la CGIL. Come sarebbe mai potuto diventare direttore generale del Monte Antonio Vigni, se non ci fossero state queste coperture politiche?
Mussari si dimette dopo un periodo passato insieme a Ceccuzzi. Successivamente a una prima fase di assestamento, Ceccuzzi decide di giocare in proprio, aveva lasciato Roma per gestire la transizione e diventare il “discontinuatore” che fa piazza pulita. Soltanto in questa luce si comprendono le sue dimissioni da sindaco: “forzo la situazione per liberarmi del passato”; peccato per lui che è arrivato l’avviso di garanzia da Salerno, alleati: Profumo (finanza laica) e Valentino Fanti. Se ci ricordiamo bene, Mussari diventa il capro espiatorio di tutto il disastro senese, dopo circa un anno dalla venuta di Profumo a Siena. E per incoronarlo re della catastrofe Profumo sceglie il palcoscenico della Festa dell’Unità; il luogo è molto significativo! Il periodo è, grosso modo, lo stesso in cui viene ritrovato il famoso contratto nella cassaforte dell’ex direttore Vigni. Il disegno dell’uomo solo al comando pensato da Ceccuzzi fallisce.
E arriviamo al periodo Valentini, mi verrebbe da dire non classificato, ma non è così e vediamo perché. Valentini viene etero diretto da Firenze e da qualche senese, comunque non dal PD, sul nome di Pizzetti. Pizzetti salta a favore della Mansi che ha come sponsor Guzzetti e Squinzi a livello nazionale e gli aretini insieme ai grossetani a livello toscano. Mansi diventa presidente della Fondazione, Valentini non riesce a instaurare un rapporto corretto ne con Profumo, ne con la Mansi. Valentini non prova neppure a mediare fra la guzzettiana Mansi e il presidente della Banca Profumo. Mansi si muove bene, ma fa una serie di errori nell’ultimo periodo del suo mandato, soprattutto nella gestione della sua successione. La Campedelli non passa per diversi motivi: è proposta dalla Mansi insieme al rettore Riccaboni si configura come l’anti Profumo, che sta adempiendo alla sua missione in banca e, quindi, non va disturbato, inoltre, il Comune vuole una persona più affidabile, Clarich appunto. Clarich è professore di diritto amministrativo, legato a delle famiglie senesi, ed è voluto da Mancuso e Guasconi presidente della Camera di Commercio di Siena. Vana speranza quella di rapporto più stretto con il Comune perché Clarich non risponde a chi lo ha voluto, il conflitto esplode sul nome di Fiorella Bianchi. Perché nasce lo scontro? Perché, pur non essendo impegnata politicamente, la Bianchi in molti pensano che il suo nome sia stato suggerito da Fabio Borghi e che tale nomina possa servire a rinforzare o a creare alleanze per la giunta o per qualche suo membro: lo spauracchio della politica. Politica che è sempre presente in queste scelte e che fa costante riferimento agli scontri dentro il PD senese e toscano, scontri che meriterebbero un capitolo a parte.
Mi scuso, ancora una volta, per la sinteticità. E siamo arrivati all’oggi: Clarich sonda le disponibilità di Bini Smaghi che tanto piace ai piddini toscani (c’è da ricordarsi l’attacco fatto a Clarich da esponenti del PD senese) senza ottenere, però, nessuna risposta positiva dopodiché si adegua. A chi si adegua? Con la certezza indiziaria di chi ricompone i documenti e gli articoli è molto vicino alla verità pensare che la gestione sia stata fatta dai soliti “orologiai” come li chiama la Conti. Orologiai che finalmente ottengono quello che da tempo volevano e che insieme ai soci del patto “convincono” il presidente attuale della Fondazione a fare il nome di Tononi. In più l’anima ex democristiana di Renzi è sempre presente, tanto presente da convincere anche da ministro dell’economia. Les jeux sont faits! Questa nomina, dopo un primo periodo, a tarallucci e vino, porterà sicuramente a dei cambiamenti considerevoli, sul piano politico, a Siena. E il tutto avrà come sfondo la prossima aggregazione che sarà gestita dagli esperti “orologiai” della finanza cattolica. Su questo non esprimo nessun giudizio, faccio solo una constatazione dovendo riconoscere che se le pecore non sono abili il lupo se le magia, come è normale che sia. A noi non ci resta che aspettare cosa ci riserverà la digestione.