Calma, riflettiamo.

Palio_-_Manifesto

di Pierluigi Piccini

Calma, riflettiamo. Nell’amministrare la cosa pubblica i nostri maestri ci hanno insegnato che ci vogliono delle doti particolare come la prudenza, la scelta del tempo giusto (temperanza) e la giustizia e di diffidare da chi non riesce ad allontanare la propria soggettività dai fatti, dagli accadimenti. Perché queste riflessioni? Perché ho l’impressione, che non pretendo che venga condivisa, ma che occupa i miei pensieri da qualche ora e di cui mi devo liberare scrivendo, cioè ho l’impressione che si sia smarrita la strada di casa. Mi riferisco a ciò che sta avvenendo intorno al Palio. Se l’ amministrazione avesse voluto prendere i provvedimenti di giustizia paliesca fra un Palio e l’altro lo avrebbe potuto fare, con qualche accorgimento, adoperando la procedura ordinaria. Non l’ha fatto perché tali provvedimenti avrebbero colpito non soltanto un fantino ma l’insieme dei partecipanti alla Carriera del 2 luglio: troppo rischioso viste anche le contrade che correvano di diritto ad agosto. Si è proceduto allora contro un solo fantino: Columbu. Lo si è fatto con una procedura francamente molto, ma molto discutibile. Non ultimo, a detta di alcuni ben informati, notificando il provvedimento dell’amministrazione, che ha un valore squisitamente personale, al capitano della contrada che lo ha montato: incredibile! Con un assessore che non rispetta neppure ciò che prevede l’art. 100, ammesso che sia quello giusto, cioè la consultazione formale della parte o delle parti interessate. Consultazione che, certamente, non può avvenire telefonicamente. È tanto sbagliato il provvedimento parziale e d’urgenza da costruire un percorso zoppo dimenticandosi, ad esempio, dell’eventuale responsabilità oggettiva, un pasticciaccio! Ma non sarebbe stato più semplice rimandare il tutto a dopo il Palio di agosto, come si è sempre fatto. Tanto più che le possibilità di rimontare Columbu ad agosto sono praticamente nulle, si è preferito da parte dell’amministrazione più l’immagine alla sostanza.
Ma veniamo al provvedimento della magistratura nei confronti del fantino del Montone che altera il normale andamento del Palio. La nostra Festa si regge su una convenzione, equiparata alla giustizia sportiva, cioè quella che le parti fra di loro, le contrade, individuano un garante, il Comune, per regolare i loro rapporti e per gestire le dinamiche di Palio. Se il Comune abdica a questo ruolo e se interviene un terzo, in questo caso la magistratura, salta un equilibrio che dura da secoli. Se poi questo intervento avviene a situazione aperta, la giustizia paliesca non applicata integralmente e con un Palio prossimo venturo, allora il tutto si complica ulteriormente. Molti sono gli episodi anormali per la giustizia ordinaria basti solo citare la consegna dei nerbi all’uscita dall’entrone o il fatto che il fantino riceva un compenso e una missione per montare a cavallo. Se si aprono questi capitoli allora non si sa dove si va a finire, quindi calma. Nessuno impedisce alla magistratura di svolgere il ruolo che ritiene utile, ma dopo a bocce ferme, quando il Comune ha esercitato completamente il ruolo che gli spetta. Questo non solo per il rispetto a una convezione che regola i rapporti di una comunità da secoli, comunità che si ostina a non voler diventare “normale”, ma anche per non creare ulteriori stati di agitazione. Il Palio è una festa a somma zero, quello che oggi può capitare a una contrada il Palio successivo può capitare ad un’altra, magari avversaria, quindi prudenza. Chiudo facendo un appello all’amministrazione comunale perché recuperi il suo ruolo generale di garante capace di confrontarsi con gli altri organi dello Stato, quelli delegati alla sicurezza, per individuare una gestione condivisa e che grazie a queste azioni, insieme ai dirigenti di contrada, sappia ridare tranquillità alla città intera, che sia, insomma, autorevole. Anche da questi episodi passa la qualità del nostro futuro.