Gli articoli del Barzanti mi piacciono perché sono chiari e si capisce subito da che parte sta: sta dalla parte di chi vorrebbe farci credere che in questi anni non è successo nulla, dalla parte dei gestori nel momento in cui i suoi articoli vengono pubblicati.
Mi sono chiesto più volte perché Ceccuzzi lasciò il posto di parlamentare per venire a fare il sindaco di Siena. Ebbene sono arrivato alla conclusione che Ceccuzzi tornò a Siena per gestire, dalle istituzioni, la transizione. Il passaggio dal momento caldo della crisi al suo raffreddamento. Se si leggono i fatti in questo modo allora si capiscono alcuni incarichi e qualche defezione: Profumo e Viola, la scelta proprio di quel commissario al Comune di Siena, Riccaboni.
Non tutte le ciambelle però sono riuscite con il buco e gli assetti in Fondazione, prima con la Mansi e poi con Clarich, non stanno dando le garanzie richieste. Nella voglia di chiudere il periodo caldo della crisi tutte le vacche diventano grigie e anche Valentini diventa capace (ad esempio Siena capitale europea della cultura), gli avvisi di garanzia che hanno interessato gli ultimi due sindaci del PD di Siena, sono degli accidenti che possono succedere a chi amministra e per questo dimenticati. Non solo, il successo consisterebbe nella più totale mancanza di strategia, nella non chiusura del Santa Maria della Scala o della Chigiana, ottimo! Che poi dal patrimonio della senesità sia sparita una banca, come sanno bene i piccoli azionisti, e che la Fondazione sia ridotta ai minimi termini questo non va ricordato. Saranno gli studenti cinesi della Università per Stranieri a compensare il reddito dei ceti medi locali. È vero, comunque, che non sono soltanto i piccoli azionisti a misurarsi con la crisi, ma anche gli oltre cinquemila lavoratori del Monte licenziati, o le aziende senesi legate alla banca che hanno perduto il lavoro, o i giovani disoccupati del territorio che sono passati in brevissimo tempo dal 30 al 32,2%, o i proprietari di immobili.
Già, ma il lavoro non rientra nelle analisi del Barzanti, forse per una personale idiosincrasia. Meglio lisciare il senso comune dalla parte del pelo (lo sport, caricandolo ancora una volta di significati politici) e teorizzare che il peggio è passato senza entrare nel merito delle singole scelte. Facendo finta, questo si, che siano la risposta giusta alla crisi e senza affrontare, non dico il tema della strategia, ma la qualità dei “successi” elencati; elencati come se fossero una lista della spesa. Quindi per Barzanti è arrivato il tempo di chiudere il periodo della transizione e a questo proposito, il libro dell’Allegranti è ineccepibile. Peccato che ci si sia messo il fratello di David Rossi a rompere le uova nel paniere: ci sono episodi del passato che non accettano di essere archiviati nonostante la determinazione e la complicità di qualche apparato di potere. Nella logica dell’articolo pubblicato dal giornale dell’Ermini anche l’eventuale nomina della Barni ad assessore regionale risponde al gioco della rimozione. E’ senza rancore, quindi, ma anche senza rimuovere il passato e impostando una vera strategia per la ripartenza che dobbiamo costruire una stagione nuova per la città, vero Roberto?