La frontiera digitale Palazzo Strozzi vola nel futuro

Dopo Koons e i record dell’ultimo anno, dal 18 maggio alla Strozzina la mostra “ Let’s get digital”, dedicata a Crypto arte e Nft
di Elisabetta Berti
Crypto arte, Nft, blockchain. Si parla molto di loro e del potenziale rivoluzionario che portano con sé. Ma di cosa si tratta esattamente? È davvero arte o una pallida imitazione al servizio della finanza? Con l’approccio divulgativo che gli è congeniale Palazzo Strozzi introduce al grande pubblico uno dei temi più dibattuti e controversi di oggi con la mostra “Let’s get digital”, dal 18 maggio al 31 luglio negli spazi della Strozzina e nel cortile, per dare un saggio della varietà del linguaggio degli Nft, con le opere (installazioni, proiezioni) di alcuni degli artisti più quotati in questo settore. Tra tutti Beeple – nome d’arte del grafico americano passato all’arte digitale Michael Winkelmann – la cui opera “Everydays: the first 5000 days” un anno fa è stata venduta all’asta da Christie’s per 69 milioni di dollari in forma di Nft, ossia come opera d’arte digitale certificata. È la terza opera più costosa di sempre di un autore ancora in vita, dopo “ Rabbit” di Jeff Koons e “Portrait of an artist” di David Hockney, e la sua vendita uno spartiacque verso una frontiera che la mostra di Palazzo Strozzi tenterà di rappresentare. Vedremo le opere di Refik Anadol, media artist turco conosciuto per i suoi data painting, l’“ archeologo del futuro” Daniel Arsham, e ancora il progetto di Matteo Milleri “ Anyma”, Krista Kim che ha disegnato una casa fatta di bit su Marte, e il 3D artist argentino Andrès Reisinger. Curata dal direttore Arturo Galansino, “ Let’s get digital” è stata promossa ed organizzata con la collaborazione della Fondazione Hillary Merkus Recordati alla cui guida c’è l’uomo d’affari e filantropo milanese Andy Bianchedi, da oggi membro del consiglio d’amministrazione di Palazzo Strozzi in rappresentanza del Comitato dei partner. Una passione per l’arte ereditata dalla madre, a cui è intitolata la fondazione, ed un impegno in favore di palazzo Strozzi che ha preso forma nel progetto “ Future art” cominciato con il finanziamento de “La ferita” di Jr sulla facciata del palazzo fiorentino, diventata un manifesto virale sul tema dell’accessibilità nei luoghi dell’arte. « Sono onorato di far parte di una realtà così virtuosa. Sono ancora un neofita, ma so che la cultura ci salverà » dice Bianchedi a proposito della sua nomina. Quanto alla cryptoarte « potrebbe avvicinare una generazione di giovani che è difficile da catturare. Anche gli artisti del passato sono stati modernissimi e infatti ancora oggi li ammiriamo».
Nel frattempo prosegue “Donatello, il Rinascimento”, che ad oggi ha già superato i 50 mila visitatori. In autunno poi seguirà la prima personale in Italia di Olafur Eliasson con una panoramica della sua carriera trentennale. Palazzo Strozzi veleggia così verso un nuovo anno di numeri record, dopo un 2021 più che positivo se consideriamo che è cominciato con le restrizioni dovute al Covid. 240 mila in tutto sono stati i visitatori nell’arco dell’anno, e in particolare “ Shine” di Jeff Koons è stata vista da 170 mila persone: è la seconda mostra più vista d’Italia dopo quella su Monet al palazzo Reale di Milano, e la trentesima tra le più visitate al mondo. «I numeri sono in linea con il prepandemia » ha detto Arturo Galansino presentando il bilancio dell’anno passato: Marina Abramovic nel 2018 chiuse a 180mila. « E mancano ancora i viaggiatori internazionali: gli americani, gli orientali » ha aggiunto Galansino, « sebbene il nostro pubblico di riferimento è quello nazionale». Infatti sono stati 90 mila coloro che sono arrivati da fuori l’area metropolitana di Firenze appositamente per Koons: un numero che corrisponde, secondo i calcoli, ad un impatto economico sul territorio di 30 milioni di euro. E poi i giovani: un terzo di chi ha acquistato il biglietto per “ Shine” aveva meno di 30 anni. In ripresa i ricavi: 7,2 milioni sono stati i proventi del 2021 suddivisi tra risorse private – il 40% del totale, provenienti tra gli altri da Fondazione Cr Firenze, Comitato dei partner e Intesa Sanpaolo – pubbliche – il 28%, provenienti da Regione, Comune, Camera di Commercio e Città metropolitana più il contributo ministeriale straordinario per l’emergenza Covid – e infine risorse proprie ( il 32% del bilancio) che arriva dalla bigliettazione e dalle royalty del bookshop.
https://firenze.repubblica.it