Charles Ray e la statuaria contemporanea  

Charles Ray e la statuaria contemporanea

Veduta della mostra di Charles Ray al Centre Pompidou, Parigi, 2022. Shoe Tie, 2012, acciaio inossidabile. Collezione privata; Fall ‘91, 1992, fibra di vetro dipinta, capelli, abbigliamento, gioielli, vetro e metallo, 244 × 66 ×91 cm. The Broad Art Foundation, Los Angeles. Courtesy Centre Pompidou. Foto Bertrand Prévost.

Questa settimana la pagina domenicale dell’arte di Domani è dedicata a Charles Ray (Chicago 1953), artista ben noto anche in Italia per il Ragazzo con la rana, una gigantesca statua che era stata collocata sulla Punta della Dogana a Venezia e poi rimossa dopo grandi polemiche. Ne scrive Francesco Poli che ha visitato la sua mostra al Centre Pompidou e alla Bourse de Commerce, adesso sede parigina della collezione di François Pinault, ristrutturata come quella di Punta della Dogana da Tadao Ando.

Charles Ray è uno dei maggiori protagonisti internazionali degli sviluppi postmoderni della scultura. Nelle sue opere, caratterizzate da un realismo molto accentuato, crea delle commistioni fra soggetti attuali e riferimenti all’arte del passato e utilizza sofisticate tecniche di calco dal vero. Il suo lavoro, ricco di citazioni della storia dell’arte, è spesso caratterizzato dalla variazione di scala dei soggetti.

Charles Ray, Family Romance, 1993. Centre Pompidou, 2022.

Una delle sue opere più note, Family Romance (1993), per esempio, mostra un gruppo di famiglia formato dai genitori e da due figli, un maschio e una femmina. Tutti i membri della famiglia sono nudi e hanno tutti la stessa dimensione. Dando una scala impossibile a figure dal marcato realismo, Ray non annulla la percezione della differenza di età, ma nello stesso tempo apre interrogativi su quello che è considerato il modello normale di famiglia.

Charles Ray, Oh! Charley, Charley, Charley, 1992), tecnica mista, 183 x 457 x 457 cm. (Dalla pagina web dell’artista)

In un’altra installazione assai nota (Oh! Charley, Charley, Charley, 1992),  Ray si raffigura in un’orgia che coinvolge numerosi suoi cloni. In altre opere non mancano riferimenti all’iconografia religiosa – ci ricorda Poli – come accade in Study after Algardi, una copia in cartapesta bianca di un Cristo crocefisso barocco che fluttua sospeso senza croce, o in Doubting Thomas, una coppia di uomini nudi, con i piedi posati direttamente a terra, uno dei quali indica con un dito il costato dell’altro come l’apostolo incredulo.

Veduta della mostra di Charles Ray al Centre Pompidou, Parigi, 2022. Da sinistra: Huck and Jim, 2014, fibra di vetro dipinta, 283,2 × 137 × 137 cm.; School Play, 2014, acciaio inossidabile, 193 × 58 × 39 cm. Collezione Glenn and Amanda Fuhrman, New York, courtesy the Flag Art Foundation. Courtesy Centre Pompidou. Foto Bertrand Prévost.

In copertina: Veduta della mostra di Charles Ray al Centre Pompidou, Parigi, 2022. Self-Portrait, 1990 fibra di vetro verniciata, abbigliamento, occhiali, capelli, vetro e metallo, 191 × 66 × 51 cm. Orange  County Museum of Art, California, Santa Ana;  Unpainted Sculpture, 1997, fibra di vetro verniciata basato su una macchina reale Pontiac Grand AM dopo un investimento, 152 × 198 × 434 cm. Walker Art Center, Minneapolis;  Plank Piece I and II, 1973, Due fotografie in bianco e nero montate su cartoncino, 100 × 69 cm chacune, Glenstone Museum, Potomac, Maryland. Courtesy Centre Pompidou. Foto Bertrand Prévost

 

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